Ponte Nossa, Sabato 5 Luglio

Grazie per avermi ringraziato

Inserisco nel mio computer la parola “maestro di vita” per cercare quante volte ne ho parlato, nei documenti e nelle lettere agli amici. Trovo uno scritto di Matteo Morgandi, spedito a tutti i partecipanti ai campi scuola. Mi dispiace di non averlo letto prima: è bellissimo. Riconoscente, riporto alcune frasi di lui, paragonabile, nella bontà d’animo, a quel lebbroso guarito da Cristo. Uno dei dieci. L’unico che torna a ringraziare il Maestro: “Ed era un samaritano”.

“…pensavo al Don Vale, a tutti i suoi viaggi, a tutte le sue lauree, a tutta la sua cultura, alle sue grandi doti comunicative, alla sua voglia di provocare a tutti i costi, al suo maestro di vita.

…..e poi pensavo alla ragazzina che nel gruppo chiedeva perché i suoi genitori non possono essere maestri di vita e allora pensavo alla mia mamma, che conosce meglio il dialetto che l’italiano, che non ha mai girato il mondo e non è laureata; e mi chiedevo: “Mi è maestra di vita?”…..e pensavo alla mia nonna e a tutte le volte che mi ha sostenuto ed aiutato, solo con un abbraccio, magari con una sgridata. Non aveva studiato, parlava il dialetto e aveva vissuto la guerra….non ne parlava quasi mai; ma l’ho letta nei suoi occhi, nei suoi gesti e nell’Amore per la Vita che mi ha dimostrato sul letto di morte.

…..e pensavo poi al mio rapporto con Dio e ad una frase del libro del Don Vale; su per giù dice: ”la Croce, come Dio, è mistero: non va compresa ma va adorata”. Bellissima! E’ solo una frase…ma quanta verità racchiude!

….pensavo, ancora una volta, alla mia tenda divelta dal vento del sabato sera, e a quante volte ho costruito la mia vita su basi poco solide e capisco quanto sia importante non aspettare domani per Amare ma sia necessario farlo ora, in questo stesso istante! E allora pensavo ancora una volta al caro Don Vale: alle sue pesanti quanto costruite provocazioni ma, se devo proprio dirla tutta, mi è piaciuto e ringrazio Dio perché mi ha fatto conoscere una persona che ha contribuito a farmi crescere come bisogno di amare e di essere amato…..e ringrazio il Don Vale perché mi ha aiutato, non tanto con i suoi viaggi, la sua cultura e le sue esperienze di vita, quanto col sorriso e l’entusiasmo di chi ha conosciuto l’Amore di Dio e ne è rimasto abbagliato!”.

Mezzo pane, anche se raffermo, a casa tua vale di più di una buona torta all’estero. Questo è il pensiero ed il sentimento che provato di fronte a questo scritto. Da esso prendo ancora una volta lo spunto per continuare la mie riflessioni sul maestro di vita, per concludere con un’altra testimonianza, per la quale ringrazio il Signore.

La cultura contemporanea esalta il “fai da te”. Nulla di più deleterio per la formazione di una persona. Se uno vuole suonare il pianoforte non deve inventare le note, bensì mettersi alla scuola di un buon pianista. Se io non mi fossi fidato, prima dei miei familiari e poi del grande teologo tedesco Bernhard Häring, non avrei mai avuto quelle possibilità che la vita è andata man mano offrendomi. Possibilità sempre legate ad una croce, adorando la quale mi sono immerso nel Mistero che ha dissipate, almeno in parte, le tenebre.

Chi va dallo psichiatra, momentaneamente può essere curato, ma, ritornando in un mondo malato, probabilmente ricadrà nelle patologie dalle quali spesso lo psichiatra stesso non è immune. Chi va invece da un maestro di vita, impara a conoscere se stesso e a trarre da sé le energie necessarie per vincere paure, ossessioni, angosce.

Il maestro è come una levatrice: ti aiuta a partorire la verità, non dandoti soluzioni, ma ponendo domande, stimolandoti, dandoti un anticipo di fiducia, non dicendoti mai: “Tu devi”, ma “Tu puoi”.
Il maestro ti insegna in pochissimo tempo ciò che i libri non sanno, non possono o non vogliono dire: “Il vero libro di testo dell’allievo è il maestro” (Gandhi). Lui fa nascere in te la voglia di imparare e presta per te le sue ali, perché tu voli più in alto di lui stesso.

Senza un maestro, oltre a perdere tempo, si fanno tanti errori che lasciano penose cicatrici e obbligano altre persone a pagarne le conseguenze. Con un maestro, invece, si impara un metodo, ci si allena ad essere sistematici, si entra nella parte più segreta di se stessi, là dove c‘è una luce, uno stimolo, una nostalgia di purezza, là dove ci sono semi di verità, di bontà e di bellezza che possono essere colti solo da chi s’immerge in quei profondi moti dell’anima con la guida di un saggio.

Alcuni adolescenti e giovani reputano “maestri” i loro amici. Ma se neppure loro sanno come orientarsi nella vita, che cosa possono offrire agli altri? Il Maestro per antonomasia, Cristo, non esita a dire: “Se un cieco guida un altro cieco, entrambi cadono nella fossa”.
Serve il maestro per far crollare la presunta sapienza di quanti fanno passi falsi perché non sanno di non sapere: essi passano di errore in errore, di abisso in abisso, fino al punto di perdere ogni dignità, ogni fiducia in se stessi; poi generalizzano asserendo che tutti gli esseri umani sono uguali: avidi, egoisti, disonesti…

Non è necessario che il maestro sia un “Socrate”: è sufficiente una persona che sappia ascoltare, amare, donare un anticipo di fiducia, concedere il perdono e invitare a mete più alte.
Ad ogni età, ciascuno di noi, è sempre alunno e maestro. Ha sempre da imparare. Ha sempre qualcuno cui insegnare. Nessuno è tanto grande da non aver bisogno di qualcuno per imparare nuove realtà. E nessuno è tanto piccolo da non essere capace per lo meno di dare un abbraccio…

Io, anche adesso che ho i capelli bianchi, ancora mi faccio aiutare, cerco consigli, mi confesso ogni settimana, mi faccio mendicante di verità e d’amore presso persone che sanno amare più di me. E con questo sentire di fondo sperimento la gioia di continuare ad imparare e ad insegnare come testimonia questa lettera di un giovanissimo papà, grande nell’avermi ascoltato ed avere avuto la forza di cambiare uno sbaglio in uno stimolo a crescere spiritualmente, moralmente e intellettualmente.

«Carissimo Valentino, forse sarei arrivato lo stesso. Però grazie alla tua testimonianza non ho perso tempo prezioso. I tuoi insegnamenti, i tuoi racconti mi hanno reso unico… Grazie per aver perdonato il mio peccato, non avermi fatto sentire un verme, anzi per avermi detto: “Ti voglio bene!”. Come il profeta Geremia posso ripetere:“Tu mi hai sedotto, Dio, seducendomi mi hai riempito d’amore”. Tu, Valentino, mi hai riempito di Dio. Non ho dovuto iscrivermi a corsi di autostima a pagamento, c’eri tu col tuo sorriso rassicurante a regalarmi un anticipo di fiducia. Mi hai insegnato a camminare con accanto un maestro di vita , ad essere profondo, ad essere mistico… Ed ora ogni nostro incontro è una festa, è una esplosione di sensazioni, è la gioia che dimora in noi e che si manifesta poi nel voler bene a tutti. Ricordo una tua frase: “Non aspettare la partenza per dire: ‘ ti amo’!”. La sera, quando abbraccio mia figlia, testimonianza della mia fecondità, rivivo i momenti in cui tu m’incoraggiavi e m’aiutavi ad avere fiducia nelle vita.… Magari lei non saprà mai di te o forse non ti conoscerà mai. Ma io mi farò tramite del nostro rapporto in cui maestro-alunno, padre-figlio, sono un’unica realtà. E se mai un giorno incontrerai mia figlia, la riconoscerai dal modo con cui si accosta a te e da una muta complicità che si specchia in uno sguardo e si abbozza in un trasparente sorriso».

In Africa, quando ringrazio una persona, spesso mi sento rispondere. “Grazie per avermi ringraziato”. Su dieci lebbrosi Cristo ne ha avuto uno solo che lo ringraziasse. Io ringrazio tutti, anche chi non si fa più sentire, perché sono cosciente che: “L’amato stesso è il premio dell’amore”.

Valentino