Ponte Nossa, 24 Giugno 2008

L’amore viene prima della fede?

Ebbro dei suoi diciotto anni e delle libertà che egli garantiva la sua moto, scorazzava, rumoroso, per le strade delle quali si sentiva padrone. Portava sì il casco, ma per evitare la multa, per imbrogliare il vigile. Non lo allacciava. Questa trasgressione gli dava un senso di superiorità di fronte a tutte le leggi che non sopportava. Ma quel casco slacciato, di fronte all’incidente, non lo ha salvato dal trauma cranico.
Eccolo per terra, accanto alla sua moto, ad inondare l’aria di bestemmie perché nessuno lo porta all’ospedale. Prima arriva l’ambulanza, poi l’elicottero, ma … occorre aspettare i carabinieri. Così il corpo giace per terra circa due ore. La sua, la mia agonia!
E la mia colpa? Ho esitato ad intervenire. E quando mi sono fatto avanti, quella serie di bestemmie mi ha bloccato. Che fare? Avrei solo potuto proporre l’unzione degli infermi. Che pensare? Non serve giudicare il suo sbaglio che, per il credente, è un motivo in più per inondare il colpevole di un supplemento d’amore. E l’amore non viene forse prima delle fede?
In quelle due ore ho rivissuto la parabola del buon samaritano, comprendendo che io posso essere, allo stesso tempo, il disgraziato incappato nei briganti: ogni forma di male; l’uomo mezzo morto: le vittime di ogni forma di povertà morale, materiale, intellettuale, esistenziale, particolarmente la solitudine; il sacerdote che passa dall’altra parte delle strada: la preoccupazione di andare al tempio senza contaminarsi, sporcarsi di sangue, impedimento alla celebrare il rito; il levita: il giovane aspirante a grandi ideali, e incapace di vedere che la fede senza le opere è morta; il samaritano: l’essere immondo, scomunicato e odiato eppure …l’unico che ha i sentimenti di Dio stesso: “Si commosse”, le sue viscere si sono mosse. Viscere di misericordia, come quelle che ha Dio, che non giudica e fa scelte in base al bisogno. Lui che ama Abele più di Caino, non perché migliore, ma più debole, come dice il nome stesso “Abele”, “Ebel –Evel”: soffio, respiro, rugiada, vanità.
E penso a Lui, il buon Samaritano per eccellenza, che proclama con la vita e testimonia con le opere la necessità d’avere un cuore che vede dove c’è bisogno d’amore e deve è indispensabile intervenire, senza giudicare e distinguere tra poveri buoni e poveri cattivi, senza voltare la faccia a quei ricchi che vedo responsabili delle miserie del Sud del mondo, senza puntare il dito verso qualcuno, sapendo che quando punto un dito contro chi sbaglia, ne punto tre contro di me.
Penso a Lui che mi indica la via dell’amore che passa attraverso il cambiamento del mio cuore, prima di aspettarmi che siano gli altri a convertirsi, perché io non avrò mai fatto la benché minima parte di ciò che Dio si aspetta da me, rispetto ai doni dei quali mi ha inondato, a cominciare dalla fede.
Ed ecco tornare il tema della fede. Viene prima lei o l’amore? Non dice forse Paolo: “Ricercate l’amore” (1Cor 14,1)? Non è forse l’amore la via più diritta e certa che ci conduce a Dio, dal momento in cui Egli stesso ha scelto tale strada per scendere fino a noi? Ho trovato non poche persone che, di fronte al mio argomentare sulla fede, mi garantiscono: “Certo che c’è il tuo Dio. Ma non mi ha fatto partire il cuore. Non lo sento. Non ne sono innamorato”. Il credere nell’esistenza di Dio non basta: anche i diavoli ci credono, come dice Giacomo 2,19. Credono e tremano. Ma non riescono ad amare!
Ricercare l’amore. Ripartire dall’amore. Credere nell’amore. C’è poco amore nel mondo. Un mondo che sente il bisogno di credere, ma corre in fretta sulle strade. Non si ferma. Va dall’altra parte. Non si rende conto che una fede senza amore è fredda e una ragione senza amore è ghiaccio. Non ha ancora sperimentato che “c’è più gioia ne dare che nel ricevere”. E si è posto forse la domanda se un amore può durare continuativamente nel tempo se non c’è la fede?

Valentino