Ponte Nossa, 10 Aprile 2008

Quando la torre ti crolla addosso

Durante una rivolta popolare in Palestina, una torre, crollando, aveva schiacciato diciotto persone. Alcuni Giudei andarono da Cristo per capire come fosse stato possibile quel disastro. Di chi le responsabilità? Di chi la colpa? Quali le conseguenze? Cosa fare? Cristo non rispose, ma provocò: “Se voi non vi convertirete, vi capiterà di peggio”.
Ecco l’immagine che torna alla mia mente in questi giorni in cui alcuni amici mi interpellano sul futuro del nostro paese, sul senso dell’impegno nel sociale e sulle scelte politiche fatte o subite dagli Italiani. La stessa immagine, e con maggior senso di disagio, torna quando vedo giovani visceralmente contrari ad ogni discorso politico, benché desiderosi di intuire che cosa potrebbero fare per evitare d’essere vittima di una “struttura di peccato”. Dare risposte significa chiudere un discorso. Porre domande, allargarlo. E fare leva su scintille di verità presenti in ciascuno di noi, bisognosi di conoscere – personalmente e in forma esperienziale, con quella conoscenza che è l’amore – la verità che rende liberi.
Ho incontrato persone determinate a non recarsi alle urne per votare. Non voglio giudicare, ma chiedere il perché. A chi mi diceva di essere amareggiato nei confronti di ogni partito politico io mi limitavo a far notare che la morale, antica e nuova, ribadisce la necessità di scegliere il minor male, allorché siamo confrontati con situazioni tutte negative secondo la scala dei nostri valori.
Chi non decide per paura di sbagliare cade in un immobilismo peggiore dell’errore stesso. Chi si chiede: “Sono forse io il custode di mio fratello?”, dimostra di essere Caino. Chi si lava le mani, è un nuovo Pilato.
Che cosa scegliere tra Scilla e Cariddi?
Assieme al muro di Berlino sono cadute anche le grandi ideologie. Gli orrori del comunismo sono ora sotto gli occhi di tutti. Ma che cosa sta facendo la mentalità consumistica e capitalistica? Chi ne paga maggiormente le conseguenze? E’ conosciuta la famosa terza via proposta dalla dottrina sociale della Chiesa?
Quando i primi seguaci di S. Francesco , aumentando in numero di giorno in giorno, chiedevano insistentemente una regola da parte del Poverello di Assisi, questi non si stancava di ripetere che bastava il Vangelo. Non ascoltato, Francesco vagò per i monti gridando al Padre il suo dolore e chiedendo dal cielo un segno. La risposta? Le stigmate. Dopo otto secoli sembra che nulla sia cambiato. La gente mormora ma non agisce. Si lamenta, ma non cambia vita. Vuole risposte, ma non cerca il Vangelo. Un italiano su sei ignora la Parola!
Ignora che la torre può cadergli addosso e non serve spostarsi un po’ più in là … Non serve raccogliere pietre. Chi è senza peccato?
Serve, piuttosto, riandare alle radici della cultura europea, al Cristianesimo, che offre a tutti la possibilità di cogliere il “Kairòs”, il tempo di grazia, il tempo favorevole: noi cattolici possiamo diventare una minoranza feconda che, come lievito, fa fermentare tutta la pasta. Come granello di senape che diventa il più grande degli alberi. Come chicco di frumento che, marcendo sotto terra, dà il cento per uno.

Valentino