Ponte Nossa, 15 Marzo 2008

Salvato dalla bellezza

Il santuario della Madonna del miracolo di Saronno ha una solennità che colpisce. La facciata ha tre porte, di cui la principale è inquadrata da due cariatidi e sopra ciascuna delle porte bassorilievi raffiguranti tre episodi della vita di Maria. Un doppio ordine di colonne disposte a due a due scandisce la facciata di pietra bianca magistralmente decorata con intagli di fiori, piccoli animali e teste di angeli, simboli della fede che sconfigge la morte. Fastoso insieme di aspetti plastico-decorativi esaltati ed arricchiti dalla luce del sole e da “quel cielo di Lombardia, così bello quand‘è bello”.

Avevo per l’appunto terminato di celebrare la messa nel santuario e, deposti i paramenti, mi ero avviato verso l’uscita. Un uomo aveva preso a fissarmi cercando di incrociare il mio sguardo ed io non mi ero sottratto alla sua muta richiesta. Stabilito il contatto visivo, era stato lui a rompere il silenzio.

Forse colpito dalla maestosità della facciata, era entrato nel santuario infrangendo la promessa che risaliva all’adolescenza di tenersi lontano dalle chiese. Aveva sorriso ironicamente vedendo tanti ‘fanatici’ e sentendo alcune frasi dell’omelia che mettevano in luce la misericordia del Signore: “Se il tuo peccato fosse grande come una montagna, Dio lo renderebbe una pianura. Se fosse rosso come lo scarlatto, lo farebbe diventare più bianco della neve. E se i tuoi peccati fossero più numerosi della sabbia del mare, Dio li dimenticherebbe tutti”. “La solita vuota retorica dei preti”, aveva pensato tra sé.

Ma poi, ecco la musica, i canti, il violino che suona l’ “Ave Maria”, i fedeli che ricevono la comunione e tornano al banco con un viso bello, e quello stupendo affresco del paradiso nella cupola centrale…

“E se avessero ragione loro?”. E proprio nel momento in cui il dubbio cominciava ad insinuarsi era avvenuto il nostro incontro.

“Sarebbe bello se fosse vero quello che lei ha detto”.

“Qui tutto parla di quella bellezza che salva il mondo”.

“Salva… Salva… Bisognerebbe credere”.

“Che cosa ti dice il cuore?”.

“Meglio non ascoltarlo!”.

“Che cosa ti dice il bambino che è in te?”.

“Non disturbare il can che dorme”.

“Vedi, qui siamo nella casa della comune Madre. Tu hai una mamma?”.

Dal guizzo degli occhi e dal corrugarsi della fronte capii che la sua madre terrena era in paradiso assieme alla Mamma celeste. Le due madri in combutta…

Continuò a lungo a parlarmi della sua vita. Elencò i dubbi di fede. E quando accennò a denigrare la Chiesa, capii che era giunto il momento opportuno per sfidarlo:

“Inginocchiati e confessati”.

Fece resistenza, finché gli sussurrai:

“Non vedi che Dio ha più voglia di perdonarti di quanto tu ne abbia di peccare?”.

Stupenda fu la confessione, iniziata con una nota simpatica: “Padre, conosce i dieci comandamenti? Ebbene, li ho infranti tutti”. Come accusa mi sarebbe bastata, ma fu lui che volle dire tutto e al di là di tutto. E mentre parlava, io guardavo al variopinto simulacro della Vergine dei miracoli con in braccio quel suo Figlio, un po’ sproporzionato, pallido e in atteggiamento di non lasciarsi coccolare. È forse la parte meno artistica del santuario ma il simulacro è miracoloso. Porta salute e salvezza. Salute al corpo: e non è poca cosa. Salvezza per l’anima. Salvezza che passò anche attraverso quella mia mano destra che si alzò benedicente nel comunicare il perdono del Signore. Miracolo ancora più grande di quello che sta all’origine di questo santuario: che cosa è la salute del corpo di fronte alla salute dell’anima, la salvezza eterna?

Salvezza che invoco per tutti quelli che amo e che leggono queste mie note: possa la pasqua del Signore essere per tutti un incontro con quella Bellezza che salva, con la Verità che libera, con la Vita che non conoscerà più tramonto e con quel perdono che è una nuova creazione, presupposto per godere “i cieli nuovi e la terra nuova”.

Valentino