Estate: un bagno nella bellezza che salva

Jacques Hamel e il suo elogio delle vacanze. Ricorre il primo anniversario dell’assassinio di padre Hamel, il prete francese che due giovani appartenenti all’Isis hanno ammazzato nella sua piccola chiesa, mentre celebrava l’eucaristia. Benché anziano, anziché godersi il meritato riposo, continuava ad esercitare il suo ministero sacerdotale fatto di preghiera, di carità verso tutti i parrocchiani e di dialogo con i musulmani.

Era nato nel 1930 a Darnétal, in Francia. Una vita normale, prima come vicario parrocchiale, poi come parroco. Arrivato all’età di 75 anni, continuò il suo servizio come prete ausiliario. Una vita eroica nella quotidianità: un’esistenza degna di quella descritta da Bernanos, nel Diario di un curato di campagna. Aveva celebrato i suoi cinquant’anni di sacerdozio nel 2008, lodando il Signore per la sua fedeltà, grato a Lui, ai parrocchiani e ai musulmani con i quali intratteneva un sincero dialogo interreligioso, grazie all’iman che esercitava il suo ufficio a pochi metri dalla sua abitazione e che così l’ha ricordato: «Era un amico. Insieme tenevamo discorsi pubblici sulla religione e la convivenza». La sua parrocchia, nel 2000, aveva donato alla locale comunità islamica un terreno su cui è sorta la moschea.

Il testamento spirituale di padre Jacques può essere letto nella sua ultima lettera aperta pubblicata sul blog della sua parrocchia, per invitare i fedeli a godersi le vacanze estive del 2016. Vacanze, tempo di grazia per ritemprarsi e per rinascere ai valori dello spirito: «Le vacanze, un momento per allontanarci dalle nostre occupazioni abituali. Ma non si tratta di una semplice parentesi. È tempo di relax, ma anche di ristoro, di incontri, di condivisione, di convivialità. (…) Possiamo noi in questi momenti ascoltare l’invito di Dio a prenderci cura di questo mondo, a farne, lì dove viviamo, un mondo più caloroso, più umano, più fraterno. Un tempo di incontro, con i cari, gli amici. Un momento per prenderci il tempo di vivere qualcosa insieme. Un momento per essere attenti agli altri, chiunque essi siano. (…) Preghiamo per chi ne ha più bisogno, per la pace, perché la vita insieme sia migliore».

Per alimentare il senso della meraviglia. Pure il poeta inglese Chesterton – tra i tanti temi magistralmente trattati – ha parlato delle vacanze per invitare i lettori a godere del tempo di riposo, contemplando le meraviglie del creato, convinto che: «Il mondo non languirà mai per mancanza di meraviglie, ma soltanto quando l’uomo cesserà di meravigliarsi». Possiamo aggiungere: verrà meno il mondo quando l’umanità non sarà più capace di stupirsi tanto di un filo d’erba quanto di un’intera galassia. Quando non penserà più al soffio, al bisbiglio del Creatore nel fango delle origini per dare vita al cosmo. Quando non avrà più occhi allenati a vedere la positività del “tutto”, con lo stesso sguardo di Dio che ripeteva ad ogni tramonto delle sue “giornate creative”: «Tutto ciò che ho fatto è “tob”» (cfr. Gen 1,31). E “tob” è un aggettivo ebraico che indica contemporaneamente il bello e il buono.“Tob” al superlativo: l’essere umano. La coppia.

Gli impegni lavorativi, gli obblighi quotidiani di rispondere alle necessità proprie e a quelle dei familiari spesso ci impediscono di consacrare il nostro tempo alla contemplazione. Perciò è provvidenziale l’arrivo dell’estate per tornare a guardare alla creazione come a un atto d’amore, mirante esclusivamente a fare partecipe l’essere umano della bontà di Dio, che ci affascina con l’“esca” della bellezza e il senso della meraviglia.

Dio crea e si nasconde. Il creato è la firma dell’umiltà del Signore. Egli è simile a un principe che viaggia sotto mentite spoglie, alla ricerca di una ragazza che lo voglia sposare non per ciò che possiede o per la sua posizione, ma per puro amore. Egli ci crea “creatori”. Ci pone in uno stupendo giardino: l’Eden. Tocca a noi saper contemplare e non “divorare la mela”. Tutto è a nostra disposizione, purché rispettiamo questa “creazione delicata”, vedendola come un trampolino di lancio per passare dalle bellezze create alla Bellezza increata. L’amore del Signore per noi ha alla base una grande stima della nostra dignità e un immenso rispetto della nostra libertà: Egli non vuole l’omaggio di uno schiavo, ma l’amore di un figlio. 

Dalle effimere bellezze alla Bellezza. Di fronte alle meraviglie del creato, l’essere umano sperimenta spesso una cecità di fondo: si ferma alle apparenze e non va alla ricerca delle cause del tutto. Aristotele afferma: «Come gli occhi dei pipistrelli si comportano di fronte alla luce del giorno, così anche l’intelletto che è nella nostra anima si comporta nei confronti delle cose che, per natura loro, sono le più evidenti di tutte». Sant’Agostino confessa di avere speso troppo tempo accecato dall’effimera bellezza delle cose, senza aver avuto la forza e il coraggio di fare il salto verso il “Bellissimo”. Bisognoso di bellezza, d’amore e di verità come ogni essere umano intuisce che, amando le bellezze dell’arte e della creazione, si può arrivare alla Bellezza assoluta. A una condizione: vivere cercando sempre la verità, senza porre resistenza al progetto velato di Dio che ci istruisce con tutto il creato, parla a chi ascolta la sua voce, ci svela il segreto per capire le cose terrene ed eterne: «Ama e capirai».

Educati dalla bellezza, noi possiamo approfittare del tempo delle vacanze per intraprendere un viaggio interiore, che ci porta a cambiare profondamente la nostra vita e a dare un volto alla nostra morale. La bellezza non è legata alla razionalità: la supera per quello stesso motivo che fa dire a Pascal: «Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce». La bellezza è un rimando al trascendente: è come uno specchio che riflette lo splendore dell’Uno, del Vero, del Buono.

«Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell’acqua, che camminano sulla terra, che volano nell’aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole… chi l’ha creata, se non la bellezza immutabile?».

Con queste convinzioni, trovata la Verità, Sant’Agostino così si confessa: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ecco: tu stavi dentro di me, e io ero fuori. E là ti cercavo. (…) Eri con me e io non ero con te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità».

In vacanza con persone “tob”. La bellezza è splendore di verità, è madre della comunicazione, è ricchezza di sentimenti, armonia, gioia d’esistere, di sentirsi belli. Per ricrearsi nel corpo e nello spirito, occorre andare in vacanza con persone belle, capaci di fare silenzio e che, se parlano, pronunciano parole nate dal silenzio. Persone buone, che stimolino a compiere atti di bontà anche nei confronti dei meno amabili.
La vera bellezza è creativa: è fonte di comunicazione e di guarigione. Ci sono persone che guariscono andando dallo psicologo, in ospedali, in case di cura, facendo i fanghi in cliniche specializzate… A queste realtà si aggiunge un’altra terapia: quella di curarsi con relazioni significative e belle tra persone amiche, con una comunicazione profonda, con le energie vitali del nostro corpo: abbiamo in noi tutte le potenzialità per curarci, stare bene e far stare bene gli altri.

Vacanze: tempo per ridiventare essenziali come i bambini, spegnere la televisione per accendere l’intelligenza, sviluppare di nuovo il gusto di leggere, pensare, meravigliarsi… affinché “il mondo non venga meno”, anzi migliori, grazie alla nostra bellezza.

Valentino