I fratelli Scholl e la “Rosa Bianca”: per non tradire la propria coscienza

…questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele:
Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio –
su tutti effonderò il mio Spirito;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno sogni (At 2,16-17).

Profezia giovane. «…quel grido di libertà si dirigeva non solo contro un sistema che viveva di ossessioni di potenza e di visioni deliranti – scrive il teologo Romano Guardini – ma contro una minaccia assai più forte che già da lungo tempo si faceva strada». Contro il nazismo si levò la voce di giovani profeti, disposti a farsi uccidere per liberare la Germania: la “Rosa Bianca”. Giovani cristiani che si sono lasciati ammazzare pur di non tradire la loro coscienza e gl’ideali di libertà e di dinamica vitale dell’uomo, negati dall’ideologia del regime di Hitler. Giovani che avrebbero molto da dire alla presente generazione, che potrà volare in alto se avrà la forza di sganciarsi dai vari condizionamenti e dalle schiavitù imposte dai mass media per ritornare ai grandi ideali, ai valori dello spirito, a Cristo. «La Rosa Bianca conserva echi nelle coscienze di persone del nostro tempo e ha unito e può unire molte “buone volontà” di oggi».

Guardini, prete italiano, naturalizzato tedesco, con i suoi scritti è stato il silenzioso maestro di un gruppo di giovani studenti che con la loro breve vita – ma soprattutto con il loro martirio – hanno testimoniato l’eroicità dei valori proposti dal Cristianesimo, e la menzogna di quanti vanno ripetendo che tutta la Chiesa cattolica in Germania sosteneva il nazismo. Le brevi vite di questi giovani e la storia della “Rosa Bianca” attraggono proprio per la modernità e l’atemporalità del loro messaggio. I giovani non hanno usato armi, ma volantini. Non hanno voluto conquistare il potere, ma rovesciare il regime di Hitler. Si sono sentiti amalgamati dai valori di un Cristianesimo radicale e non istituzionale. Hanno sperimentato una forte avversione alla pretesa omologatoria della propaganda nazionalsocialista. E nella bufera del momento hanno saputo sperimentare l’arte, la musica, l’amicizia, il dialogo come antidoti esistenziali contro i mali della loro generazione. Tra questi giovani ricordiamo l’eroismo dei fratelli Scholl.

«Uno spirito forte, un cuore tenero». Questo il motto ideato da Sophie Scholl per caratterizzare la “Rosa Bianca”, un gruppo di studenti cristiani che si oppone in modo nonviolento al regime della Germania nazista. Opera nel 1942-43 a Monaco di Baviera, pubblicando sei opuscoli inneggianti alla resistenza nonviolenta contro il nazismo. In seguito alla partecipazione alla guerra sul fronte francese e russo, testimoni delle atrocità compiute contro gli Ebrei, i giovani appartenenti alla “Rosa Bianca” sognano un’Europa federale basata sui principi cristiani di tolleranza e giustizia.

Sophie Scholl, per i suoi sogni e per il suo coraggio indomito, conquista la stima e l’affetto dei tedeschi, alla fine del regime nazista.

Quarta di cinque figli, sorella di Hans (il secondogenito), con il quale lavora in perfetta sintonia di intenti, nasce nel 1921 a Forchtenberg. La famiglia ha un orientamento religioso luterano – i figli, in seguito, si accosteranno al cattolicesimo – e una grande avversione ad Hitler. Hans e Sophie sono costretti a militare nella “Gioventù hitleriana”: all’inizio si lasciano entusiasmare dagli ideali nazisti, ma presto ne scoprono i limiti. Hans si allontana dalle strutture naziste per aderire all’illegale Movimento giovanile tedesco. È arrestato e imprigionato per tre mesi.

Sophie, grazie ai suoi studi classici si allontana dall’ideologia hitleriana – imposta con una subdola, martellante propaganda –, si confronta con grandi maestri del pensiero filosofico e religioso, e trova nel Cristianesimo la forza di fare scelte libere da commistioni con il potere politico. L’arresto del fratello Hans le fa sperimentare ancora di più l’assurda crudeltà del regime e la orienta decisamente a spendere la sua vita per liberare altri giovani dai condizionamenti e dalle barbarie del nazismo.

Il 18 febbraio 1943, Hans e la sorella Sophie distribuiscono copie del loro volantino all’Università Ludwig Maximilian di Monaco. Sono denunciati alla Gestapo e sommariamente processati. L’uomo della Gestapo chiede a Sophie: «…non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?”. Risponde: “No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!».

Torturati, i due fratelli non rivelano il nome degli altri appartenenti alla Rosa Bianca. Vengono decapitati. Le motivazioni della sentenza sono le seguenti:  «Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte».

La notte prima della sua esecuzione, Sophie fa un sogno: sta portando un bambino al Battesimo, si sente sprofondare, ma lo mette in salvo, mentre lei cade nel baratro. Essa stessa ne dà un’interpretazione: «Il bambino simboleggia le nostre idee… trionferanno dopo la nostra morte».

Il fascino dei sogni giovanili. Nei sei volantini scritti dagli aderenti alla Rosa Bianca si possono leggere frasi come queste: «Strappate il mantello dell’indifferenza», «Ogni popolo merita il governo che tollera», «Ognuno vuol liberarsi da questa complicità, ciascuno cerca di farlo ma poi ricade nel sonno con la più grande tranquillità di coscienza. Ma non può scagionarsi: ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole! ».

Con queste parole, ma soprattutto con il loro martirio, i giovani tedeschi testimoniano al mondo il senso, il valore, il motivo di ogni esistenza umana e, in particolare, delle loro vite. Vite sacrificate, stroncate senza esitazione dalla parodia di una giustizia al servizio della dittatura. Vite che si immolano per difendere la Verità, la Giustizia e la Libertà. Vite che proclamano apertamente come la storia che noi oggi viviamo sia il risultato anche del sacrificio di questi giovani studenti, che hanno molto da insegnare alla nostra generazione: la nostra libertà va difesa da insidie più nascoste e subdole di quelle al tempo del nazismo, ma anch’esse molto pericolose. Infatti, come scriveva Romano Guardini, occorre stare in guardia dalle «dittature che si sviluppano dal basso, che vengono per così dire dal di dentro, quando l’uomo nella sua soggettività individuale desidera, chiede di essere sollevato dal peso della sua libertà, soprattutto nella sua connessione fondante con la responsabilità».

Valentino