Leonella Sgorbati: «Perdono, perdono, perdono»

Allora Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore,
se il mio fratello commette colpe contro di me,
quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte,
ma fino a settanta volte sette (Mt 18,21-22).

Lo sconvolgente Corno d’Africa. Affascinante l’Etiopia: cultura semitica; orgoglio del popolo di appartenere ad una terra che ritiene la più bella del mondo; cultura cristiana con il rito copto che rimanda ai tempi di Salomone (specialmente in Lalibela, ricca di fascino con le sue dodici chiese rupestri); positivo influsso dei monaci presenti fin dai primi tempi del Cristianesimo. Sconcertante l’Eritrea, sempre in guerra con l’Etiopia, con il pretesto di conquistare una fascia di terra che è tutta un sasso, per di più infestata dalle mine antiuomo. Desolante la Somalia, da molti giudicata “Stato fallito”: senza un governo centrale, uno dei Paesi più poveri e più violenti del mondo, uscita a fatica nel 2011 da vent’anni di guerra civile. Il 99% della popolazione è musulmana. I cattolici, su oltre dieci milioni di abitanti, sono circa un centinaio.

Tanto belle sono state le mie esperienze in Etiopia, tanto deludente l’impatto con l’Eritrea; per non parlare della Somalia, dove mi sono confrontato con una situazione che non mi ha concesso alcuno spazio per nessun tipo d’intervento. Lì ho incontrato soprattutto alcuni coraggiosi missionari e missionarie della Consolata, presenti nel Paese solo in veste di operatori sociali, con l’assoluta proibizione di fare proseliti. Con loro ho celebrato l’Eucaristia ricordando la suora martire Leonella, mirabile nel suo dono totale ai poveri, sublime nel suo perdono.

Al servizio della vita. Leonella Sgorbati nasce nel 1940 a Gazzola (Piacenza). Nulla di straordinario nella sua giovinezza. A ventitré anni entra in convento presso le Suore Missionarie della Consolata a Sanfrè (Cuneo), congregazione fondata da Giuseppe Allamano, con lo scopo di formare
«Donne forti, delicate, sciolte; Donne fedeli, concrete, coraggiose; Donne sobrie, modeste, umili; Donne che guardano alla persona umana con occhi e cuore colmi di compassione scorgendo nuove possibilità di bene, di vita; Donne di fede, semplici, serene che comunicano pace; Donne diverse… e proprio perché missionarie capaci di aprirsi ai fratelli, al mondo. Donne plasmate dall’amore redentivo di Dio che le rende disponibilità, accoglienza, annuncio di salvezza; Donne di profonda comunione, pronte a dare la vita le une per le altre; Donne di vita e di speranza nelle situazioni di sofferenza e desolazione; Donne che nella Chiesa sono generatrici di vita e ministresse di consolazione».

Leonella pronuncia i voti perpetui nel 1972, dopo essere stata nel Regno Unito dal 1966 al 1968. Parte per il Kenya e presta servizio al “Consolata Hospital Mathari” (Nyeri) e al “Nazareth Hospital” di Kiambu, vicino a Nairobi. Nel 1983 studia Scienze Infermieristiche e nel 1985 diviene la principale guida degli allievi in formazione del “Nkubu Hospital” (Meru).

Dal 1993 al 1999 svolge il compito di superiora regionale delle suore della sua congregazione in Kenya. Dopo un anno sabbatico trascorre alcuni mesi all’ospedale pediatrico di Mogadiscio; lavora per realizzare una scuola per infermieri nell’ospedale retto dall’organizzazione “SOS Villaggi dei Bambini”. Dal 2002 al 2006 riesce a far diplomare trentaquattro infermiere, mentre instancabilmente aiuta un gran numero di donne a partorire nelle migliori condizioni possibili. Di ritorno dal Kenya, dove si reca per far iscrivere tre infermiere alla Scuola Medica, trova ostacoli per ottenere il permesso d’ingresso in Somalia. Arrivata a Mogadiscio, il 17 settembre 2006 è uccisa a colpi d’arma da fuoco all’esterno dell’ospedale pediatrico, assieme alla guardia del corpo. Omicidio che avviene dopo altre tre uccisioni di italiani: la dottoressa Graziella Fumagalli; Annalena Tonelli, missionaria laica uccisa da estremisti islamici, dopo trentatré anni di lavoro in Africa; il francescano Salvatore Colombo, ucciso come Romero mentre celebrava la messa.

Suor Leonella, mentre spende la sua esistenza al servizio della vita, è ammazzata da quella gente che ama come se stessa. Muore perdonando il suo assassino.

Perdono: profumo del Cristianesimo. Cristo, misericordia fatta carne, ci ha fatto capire che se è importante la creazione, è più importante la redenzione. Noi siamo stati perdonati, affinché imparassimo che l’essenza del Cristianesimo consiste nel sentirsi amati da Dio e imparare da Lui a perdonare. Ecco ciò che più piace al Signore: lasciarsi da Lui riconciliare, lasciarsi perdonare, accettare la misericordia e la tenerezza del Salvatore, per poter trovare intima gioia nel perdonare chi ci fa del male. Chi ci spara.

Ciò è quanto ha fatto suor Leonella, secondo la testimonianza di una sua consorella: «Le ultime parole di suor Leonella sono state un’invocazione per il perdono. Era ancora viva, sudava freddo. Ci siamo prese per mano, ci siamo guardate e prima di spegnersi come una candelina, per tre volte mi ha detto: “Perdono, perdono, perdono”».

E così, pure lei si allinea alla schiera dei martiri di questi ultimi tempi. Martiri che registrano un triste primato: quello di essere molto più numerosi di quanti furono uccisi nei primi secoli del Cristianesimo. Ogni cinque minuti, un cristiano è ammazzato a causa della sua fede. Più di centomila ogni anno. E ciò capita specialmente nei paesi islamici: Benedetto XVI ha utilizzato il termine “cristianofobia”, per segnalare la gravità di un fenomeno su cui troppe volte si è preferito chiudere gli occhi. Lo stesso Papa ha così commemorato suor Leonella: «“Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace”. Queste parole fanno pensare alla testimonianza di tanti cristiani che, con umiltà e nel silenzio, spendono la vita al servizio degli altri a causa del Signore Gesù, operando concretamente come servi dell’amore e perciò artigiani di pace. Ad alcuni è chiesta talora la suprema testimonianza del sangue, come è accaduto pochi giorni fa anche alla religiosa italiana Suor Leonella Sgorbati, caduta vittima della violenza.

Questa suora, che da molti anni serviva i poveri e i piccoli in Somalia, è morta pronunciando la parola “perdono”: ecco la più autentica testimonianza cristiana, segno pacifico di contraddizione che dimostra la vittoria dell’amore sull’odio e sul male».

Tanti, tanti bambini sventolano ramoscelli di bouganville viola, mentre passa il corteo funebre che attornia la bianca bara di suor Leonella. Bianca la croce di legno portata da quattro suore, che si avviano al cimitero dei religiosi della Consolata. Lì giacciono ottantanove religiose, due sacerdoti e una laica… Tutte persone che hanno dato la loro vita per Cristo, per i poveri dell’Africa, per testimoniare la follia evangelica, la follia della croce. Testimoniare che il motivo per cui si vive è più importante della vita stessa, specialmente quando si è disposti a morire, come Cristo: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».