Don Valentino Salvoldi «Minacce in Bangladesh ma serve misericordia»

Articolo apparso sul quotidiano “L’eco di Bergamo” di lunedì 30 ottobre.


Il missionario di Ponte Nossa racconta l’esperienza vissuta nei tre mesi trascorsi nel Paese asiatico


Tre mesi di impegno in una terra che mostra i pericoli legati ad estremisti che utilizzano la religione per giustificare odio e violenza.
È fresco reduce dal Bangladesh il sacerdote bergamasco don Valentino Salvoldi, 70 anni, originario di Ponte Nossa, che sul suo blog online rac- conta l’esperienza vissuta in Asia.

Don Valentino è un missionario Fidei Donum. Dopo aver insegnato teologia morale all’Accademia Alfonsiana dell’Università del Laterano, ha svolto il suo mandato di «visiting professor» con Pro- paganda Fide. Il Bangladesh è oggetto di un’alert del Ministero degli Esteri. «Il 18 novembre – si legge – si è verificato un agguato a mano armata contro un connazionale a Dinajpur (il lecchese padre Piero Parolari, ndr). È il terzo attacco ai danni di stranieri dopo quelli, mortali, del 28 settembre e del 3 ottobre, contro il cooperante Cesare Tavella, ucciso a Dhaka e contro il cittadino giapponese Hoshi Kunio. Si continua a raccomandare un comportamento vigile ispirato alla massima prudenza».

Un invito che don Valentino fa da sempre proprio, ma che non gli ha impedito di vivere momenti di forte timore. «Ero di ritorno – racconta – dal Nord del paese, in auto con un sacerdote e una guardia. Per tre volte siamo stati bloccati e circondati da gente minaccio- sa, con persone armate di grosse pietre. L’autista è riuscito con decisione a disimpegnarsi. Dopo il terzo blocco abbiamo imboccato la boscaglia, nascosto l’auto e inforcato risciò-bicicletta per salvarci».

All’aeroporto è stato intimato a don Valentino un perentorio «remove the cross» (togli la Croce), con riferimento al simbolo portato all’occhiello. Un invito, se vo- gliamo, alla prudenza ma anche il sintomo delle tensioni. A segnalare questa storia di viaggio (ora don Salvoldi è in Sicilia, per presentare il suo libro «Immigrati, pedagogia dell’accoglienza») è anche il fratello Giancarlo, già deputato alla Camera negli Anni ‘80.

«A primavera era stato in Congo – sottolinea l’ex parlamentare – dove ha contratto la malaria. È stato curato a Kinshasa e a Bergamo. È sostenuto dalla forza della fede, ma evidentemente i pericoli e i relativi timori sono molto fondati». Don Salvoldi riesce a vedere anche il bicchiere mezzo pieno.

Sottolinea per esempio come l’autista che l’ha messo in salvo fosse musulmano e di aver sempre in- terpretato le grida dai minareti di Dhaka come «inviti alla preghiera». «Tre mesi di insegnamento, meditazione e studio – scrive – sono un privilegio: permettono di trasformare i ricordi in preghiera».

Riflettendo sul mondo islamico, don Valentino sottolinea che «Papa Bergoglio invoca misericordia, apertura a tutti e scelte per i poveri. Tocca alle diverse conferenze episcopali concretizzare questi dettami. È dovere della Chiesa l’aiuto ai singoli governi affinché passino dalla politica dell’accoglienza alla pedagogia dell’accoglienza». «Il mondo – aggiunge – si sta sviluppando a velocità troppo diverse a seconda delle diverse nazioni; ignorare una cultura porta all’impossibilità della reciproca comprensione e del mutuo aiuto».

Giambattista Gherardi