Samantha Cristoforetti: quelle immagini sacre nello spazio, fede e realizzazione del sogno.

Nel quindicesimo anniversario del primo volo nello spazio cosmico (1961) guidato da Jurij Alekseevich Gagarin, un suo amico – il cosmonauta Aleksej Archipovich Leonov – racconta: «Chruscev, in uno degli incontri con i cosmonauti, chiese a Gagarin se per caso nel cosmo avesse incontrato Dio. Gagarin, notando che Chruscev aveva posto la domanda per scherzo, rispose secco: “L’ho visto”. “Non lo dica a nessuno” l’ammonì Chruscev». Questi poi dichiarò alla stampa che Gagarin, volando nello spazio, non aveva incontrato Dio.

Leonov poi aggiunge: «Jurij era battezzato, come lo sono io, ma occorre tener conto del controllo onnipresente esercitato dal partito, per cui credere alla luce del sole era quasi impossibile. Ciononostante molti di noi avevamo sufficiente intelligenza e spirito per sentire che “lassù” ci doveva essere qualche cosa. Per me Jurij era quasi un santo». Lo presenta come anima limpida e lieta, grazie al suo credo, perché: «Senza fede era quasi impossibile operare nel nostro lavoro. Oggi prima di andare in orbita si può ricevere la benedizione dal sacerdote, andare in chiesa, come molti fanno, ma allora era impossibile; non ci restava che credere… in oggetti sacri».

Con quest’ultima affermazione, Aleksej Archipovich Leonov allude alle icone portate dagli aeronauti nelle navicelle spaziali, benedette prima del volo in orbita. Icone che fanno bella mostra di sé nelle immagini trasmesse dallo spazio, dalla navicella sulla quale – nel 2014 – vola Samantha Cristoforetti che ci parla attraverso una fede silenziosa, discreta, pudica, espressa in un sospiro di seducente meraviglia quando dallo spazio contempla la terra.

Samantha nasce a Milano nel 1977 ed è originaria di Malè (Trento)._ I genitori educano lei e il fratello Jonathan cristianamente, li incoraggiano nei loro sogni, li sostengono nelle difficoltà affinché non perdano mai la speranza di realizzare la loro aspirazione di volare in alto. _La ragazza compie gli studi superiori dapprima a Bolzano e poi a Trento e si laurea in ingegneria meccanica all’Università Tecnica di Monaco di Baviera, in Germania. Entra nel 2001 nell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Consegue la laurea in Scienze aeronautiche presso l’Università Federico II a Napoli. Successivamente si specializza negli Stati Uniti (nel Texas). A maggio 2009 è assunta come astronauta – assieme ad altri cinque concorrenti – dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), in seguito ad una selezione tra 8500 candidati.

La sua prima missione nello spazio (ISS Expedition 42/43 Futura) dura sei mesi, con lo scopo di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale a bordo di un veicolo Sojuz. È la prima missione di una donna italiana nello spazio.

Si sa che nelle navicelle spaziali si portano solo le cose strettamente essenziali. Nella sua navicella ci sono ben quattro icone sacre: quella centrale, più grande, mostra la Vergine Maria con il bambino Gesù. Più in alto c’è un bel Crocifisso dorato. Poi due altre icone di santi… Pensando che quella navicella spaziale è partita dall’Unione Sovietica nella solennità di Cristo Re dell’universo, viene spontaneo ricordare il Salmo 139: «Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti». E lodare Dio perché, dal tempo di Gagarin a oggi, molte cose sono cambiate: identico è il cielo, ma più liberi coloro che lo navigano.

Liberi di esprimere la fede, come fa Samantha di fronte alla «struggente bellezza del mondo»_ e alla luce riflessa dalla stazione spaziale alla quale sta avvicinandosi: _«E mentre mi sono girata lentamente, quando mi sono resa conto di ciò che stavo vedendo, sono stata sopraffatta da puro stupore e gioia: la Stazione Spaziale era lì, ma non era solo una vista qualunque. Gli enormi pannelli solari erano inondati da una fiammata di luce arancione, vivida, calda e quasi aliena». Cristoforetti prima sospira: «Oh, my God», poi ripete sette volte il nome di Dio, in italiano. Per sette volte il nome di Dio! Si può sentire la registrazione su YouTube.
Un’inaspettata inondazione di ineffabile luce. Luce che – per riandare a Platone e a Einstein – è l’ombra di Dio e ci fa ricordare che anche noi siamo fatti di luce. Dal momento in cui Dio disse: «Sia fatta la luce», l’universo è uno spettacolo di luci su larga scala.

È difficile sapere che tipo di esperienza abbia vissuto Samantha, ma quell’«Oh God» e quel ripetuto nome di Dio fanno intuire la possibilità di un’esperienza di fede. E fanno capire l’assurdità di quegli articoli di giornali italiani in cui si parla della possibilità che Samantha abbia visto un Ufo… Forse perché ha detto che la luce sembrava «aliena», non tenendo conto dei significati di questo aggettivo nella nostra lingua.
Samantha e gli astronauti nello spazio trovano il tempo per pregare, per rivolgere lo sguardo a quelle quattro icone, che aiutano a sentirsi ancora più vicini a Dio.

Samantha è cristiana e lo dimostra non a parole, ma con il suo entusiasmo, con la sua silenziosa testimonianza, con la sua presenza alla celebrazione eucaristica e con la sua foto sotto le quattro icone. Foto che ha aperto un dibattito e ha stimolato alla riflessione. Ha portato a scrivere articoli di questo genere: «Samantha e soci arrivano tra le stelle e non trovano strano portare con sé i simboli della loro fede, perché il cristianesimo ha realizzato qualcosa che sembrava storicamente impossibile e razionalmente inaccettabile: pensare la verità come detta ad un tempo all’interno di Dio e all’interno dell’uomo e della creazione materiale».
L’icona del Crocefisso nello spazio. Ce ne spiega il perché l’astronauta russo Maksim Suraev, memore dell’esperienza fatta nel 2009 sulla navicella, dove leggeva il Vangelo: «Forse nello spazio ci si sente più vicini a Dio. Forse, lontani dal mondo materiale, si entra in contatto con una dimensione più spirituale. E forse, nonostante la possibilità di viaggiare nello spazio rappresenti il punto più alto raggiunto dalla ricerca scientifica, c’è anche la necessità di raccogliersi in preghiera».

Da Gagarin a Cristoforetti: la stessa esperienza, lo stesso entusiasmo, lo stesso messaggio. Al giovane che chiede all’astronauta italiana come prepararsi al futuro, Samantha risponde: «Non farti dare limiti artificiali che non siano veramente i tuoi. E soprattutto non darteli tu stesso, ma se hai dei sogni e delle ambizioni prova a trovare una strada. Tante volte un ostacolo è solo un messaggio che la vita ti dà. Devi trovare un’altra strada, ma non vuol dire che non puoi arrivare a destinazione». E mentre al giovane rivolge l’invito a non lasciarsi tarpare le ali, ai bambini augura che come lei sognino di passeggiare tra le stelle e scelgano una professione compatibile con il loro sogno, perché «non si sa mai quando arriva l’occasione per trasformarlo in realtà».

Valentino