Bangui, 25 Marzo 2004

"La perla preziosa sei tu"

“Trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra(Mt 13,16)”.

Come ogni notte, manca la luce a Bangui (Repubblica Centro africana). Sembra interminabile questa notte all’equatore, dove il buio avvolge la terra alle sei della sera e solo il mattino successivo, dodici ore dopo, s’intravede la prima lama di luce. Lunga la notte per me che non dormo più di cinque ore e ne ho altre sette per meditare, al lume di una candela, quando c‘è.

Questa notte, resa cupa e triste da un brutto temporale, medito la parabole del mercante che vende tutto per acquistare la perla preziosa e penso ai giovani. Questi hanno l’intuito del bene. Intuito confuso, ma pur sempre intuito. E con esso la nostalgia del bene, che brilla nei loro occhi quando intravedono la perla preziosa, Cristo.

E che bello, incrociato il loro sguardo – istante di grazia – cercare con loro la perla dopo aver lasciato il nido rassicurante delle quotidiane certezze. Dopo aver lasciato le abitudini giornaliere. Cercare: avventura cristiana per eccellenza. Stimolo a vincere la mediocrità, uscire allo scoperto. Rischiare, fidandomi di quel Cristo che mi guarda, mi ama, e mi dice di vendere tutto.

Il mercante, maestro di vita, distingue il vero dal falso. Il semplicemente discreto dal molto buono. E soprattutto è in grado di riconoscere l’ottimo: Cristo. La vera perla. Quella che appena vista provoca un tuffo al cuore, come quando s’incontra lo sguardo della persona amata.

E vende subito tutti gli averi per comperare la Perla. Senza rimandare. Subito. Per non perdere il treno della vita.

E’ il momento di grazia: tutti i miei averi, tutte le mie certezze scolorano di fronte alla Perla. Per cui vendo tutto con gioia, voglio posseder la Perla, con la certezza che possedere Cristo significa essere da lui posseduto, e diventare come lui, che è il mio paradiso, mentre il mio cuore è il paradiso di Dio!

Con quest’ultima immagine ora guardo il cielo, che all’improvviso si rasserena, mostrandomi la luna piena. All’inizio la sua luce mi ferisce. Poi il suo alone mi dà l’immagine di un’aureola attorno a quella luna che assume i contorni di un viso: quello di S. Francesco.

M’addormento e sogno.

A piedi nudi seguo le orme del poverello di Assisi. Il mio calpestio sulla rossa terra impregnata d’acqua produce un suono schioccante, quasi di baci. S. Francesco mi parla:

“Cerca la perla preziosa”.

“Non faccio altro che cercarla, fin da bambino”.

Ma obbedisco al santo, e scruto ogni angolo. Qualcosa brilla al chiarore lunare.

“Francesco. Francesco! Ho trovato la perla”.

“Ma non vedi che è paccottiglia. No, stai sbagliando tutto, la perla non è un oggetto”.

“Vuoi forse dire che la perla qualcosa di immateriale: un sentimento, un valore; la mia famiglia, ad esempio?”.

“Sì, la famiglia è una cosa importante; ma non è un assoluto”.

“Forse lo studio e il lavoro”.

“Poveretti! Che cosa dovete mai fare per quel pezzo di pane!”.

“Oh, senz’altro la perla sono gli amici”.

“Illuso. Non vedi che ad uno ad uno se ne vanno?”.

“No! Intendo dire i miei amici, quelli che partecipano ai miei campi scuola, con lo scopo di trovare la Perla”.

“Anche loro. Non ti sei accorto che basta il compleanno di un amico o la festa di fine anno per non iscriversi ai tuoi incontri?”.

“Sei pesante, Francesco. Ma ho capito: mi rimetto a cercare”.

“Non cercare fuori di te. La perla preziosa sei tu, nella misura in cui non smetti di cercare, desiderare, amare”.

Mi sveglio. La luna è tramontata. Sola, incontrastata e fulgida brilla in cielo la stella del mattino. Stella che è la Perla preziosa, Cristo. Stella e perla che sono pure io, ogni qual volta lascio tutto per possedere il Tutto. Per essere posseduto dal Tutto.

Valentino