Ponte Nossa, 5 Gennaio 2008

"È apparsa la grazia"

“Farsi di Dio costa di meno e dura di più”. Così ha affermato un adolescente al campo scuola natalizio. E tutti hanno immediatamente capito che quest’espressione strana e un po’ paradossale esprimeva la ritrovata volontà di uscire da una situazione momentaneamente piacevole ma effimera e con strascichi a tutti noti. Il tema di fondo era: “È apparsa la grazia” e alla luce di questo versetto di Paolo, abbiamo letto il Vangelo di Giovanni: il Vangelo in cui la Grazia erompe in tutta la sua bellezza e bontà, aprendoci a quell’amore che quanto più è umano tanto più è divino.

Ed ecco giovani, venuti da diverse parti d’Italia, amalgamarsi attorno alla Parola: non volevano commenti morali ma la pura esegesi che li introducesse alla comprensione del Vangelo. Cristo affascina. C‘è tanta nostalgia di Dio. C‘è una crescente sete di spiritualità, proprio nei giovani, per cui si capisce che questa generazione o sarà mistica o semplicemente non sarà. E che tristezza sentire dire da questi ragazzi che c‘è sempre un professore che, nel consiglio d’istituto, s’oppone all’idea che io (o un altro prete) sia invitato a parlare nelle scuole! E il preside, per non avere fastidi, asseconda la moda anticlericale e delude la sete di Dio in tanti giovani. Giovani che, per il prossimo campo scuola di Pasqua (dal 19 al 24 marzo) hanno proposto il tema: “Fulminati in Cristo“…

“È apparsa la grazia”. L’abbiamo percepita nell’esperienza che il Natale è la nascita assoluta che illumina e rende sempre più vera e sacra ogni nascita, ogni rinascita, ogni vita e ogni morte. E i giovani hanno goduto all’idea di essere essi stessi “epifania”, manifestazione di Dio, esprimendo ciò nelle lunghe liturgie da essi drammatizzate con riti che esprimevano la volontà di distruggere il peccato, di rinascere dall’acqua e dallo Spirito, di coinvolgere il corpo, preparandolo a ricevere l’esplosione di grazia: “Cristo in noi, speranza della gloria”. Rito e silenzio: due ore di silenzio ogni giorno, per godere del distacco necessario per lasciarsi inondare dalla grazia. Quiete regalata a Dio.

A quel Dio che riempie la nostra vita e ci chiama al distacco anche dagli affetti più certi e più puri, per renderli ancora più forti e più casti e fare di ciascuno di noi un dono. Presente nelle nostre contraddizioni per darci la forza di trasformare il problema in opportunità e capace di godere per le nostre gioie e di piangere per ogni nostro lacrima.

A quel Dio che ha messo in tutte le nascite e in tutte le morti un seme divino, per cui al credente non resta altro che professare la fede: “Tutto è grazia”.

Quando negli anni passati chiedevo ai giovani il silenzio, facevo fatica ad ottenerlo. Ora essi sentono il bisogno di quel silenzio per immergersi nel tutto e trovare pace oltre il rumore programmato da chi ha tutto l’interesse che i giovani siano storditi, vuoti, insignificanti e vani. Silenzio e distacco per attaccarsi a Dio che rende immortali questi nostri giorni.

Con queste immagini che aprono alla speranza di giorni nuovi, regalo della presente generazione assetata di cose vere, essenziale e belle, auguro che la festa dell’epifania sia per tutti un immergersi in quella grazia che attende la risposta di ciascuno di noi per manifestarsi al mondo quale forza per amare la vita di ogni vivente, per illuminare le sue tenebre, per sussurrare che la morte stessa non è l’ultima parola, poiché per il credente l’ultima parola è sempre l’amore.

Valentino