Educare alla gioia di essere dono

«E adesso, quando muoio io?». Si erano preparati in maniera responsabile e bella al matrimonio. Volevano essere l’uno per l’altra un dono, consacrare davanti al Signore il loro amore e pregarlo perché fosse benedetto con il dono dei figli.
Il primo nacque in un’atmosfera in cui l’amore si apprende per connaturalità. Ma presto si ammalò e la sua vita era in pericolo. Solo verso i quattro anni i medici dichiararono la sua completa guarigione. Nel frattempo gli era nata una sorellina, due anni più piccola di lui: i genitori avevano preparato questo evento dicendo al loro bambino che il Signore gli stava facendo il più bello dei regali… Ma pure lei si ammalò. In un momento critico della malattia, il medico chiese al fratellino, che aveva ormai poco più di sei anni, se fosse stato disposto a donare il sangue per far guarire la sorellina. Il piccolo si mostrò alquanto turbato. Frenava le lacrime. Presto comunque si scosse, chiuse gli occhi e disse al dottore di fare presto, mentre porgeva il braccio.
Finito il prelievo, il bambino aprì gli occhi e chiese al dottore: «E adesso quando muoio io?».
Non aveva neppure sette anni, ma, siccome era stato amato e amava la sorellina, per lei era disposto a donare la sua vita! Connaturalità dell’amore. Educazione al dono. Vocazione all’eroismo, tipica di chi dolcemente muore «la sua stringendo fanciullezza al petto,/ come i candidi suoi petali un fiore/ ancora in boccia».
 
Questo fatto andrebbe raccontato quando c’è la festa del “Corpus Domini”, a commento del mistero eucaristico. Il cristiano, infatti, è chiamato a imitare Cristo, il Dio che si fa prima uomo e poi pane, per essere dono a tutti noi e per insegnarci ad essere come Lui che: «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Mentre cenavano…».
«Amare senza misura». Nella ricorrenza del Corpus Domini 2014, a più riprese e in diversi luoghi, papa Francesco non si è stancato di ripetere che celebrare l’eucaristia è un esplicito invito a essere un dono per tutti, fino al punto di donare la vita per i fratelli: «L’Eucaristia è la dimostrazione che la misura dell’amore di Dio è amare senza misura. Un corpo “spezzato” per amore degli altri, come fu il Corpus Domini, il Corpo di Gesù, il quale all’umanità non donò qualcosa ma se stesso. È questa la vocazione più autentica di un cristiano che nasce dall’Eucaristia. La comunione al Corpo di Gesù innesca un cambiamento radicale, un’imitazione di Gesù, il quale spezzò nel pane la sua stessa carne, mentre per noi si traduce in comportamenti generosi verso il prossimo, che dimostrano l’atteggiamento di spezzare la vita per gli altri».
«Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa e ci nutriamo del Corpo di Cristo, la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo. Anzitutto la docilità alla Parola di Dio, poi la fraternità tra di noi, il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi».
«Lo stile di vita cristiano matura così. L’Eucaristia nutre il cuore che diventa aperto; è un cibo che rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio».
«E la misura di Dio è senza misura. Tutto! Tutto! Tutto! Non si può misurare l’amore di Dio: è senza misura!  E allora diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama: e questo non è facile, eh? Amare chi non ci ama… Non è facile! Perché se noi sappiamo che una persona non ci vuole bene, anche noi abbiamo la voglia di non volerle bene. E no! Dobbiamo amare anche chi non ci ama!».
«Un pane spezzato per amore si oppone al male con il bene, e perdona, condivide, accoglie. E scopre la vera gioia, quella di farsi dono per ricambiare il grande dono che per primi si è ricevuto, senza nostro merito. \[…] seguendo Gesù, noi – con l’Eucaristia – facciamo della nostra vita un dono».
 
“Incontriamo Gesù”. Sperimenta la gioia di essere un dono chi ha incontrato Cristo, chi ha fatto un’esperienza di fede, chi – fin da piccolo – ha imparato a cercare Dio, a lasciarsi cercare e pregarlo, parlando con Lui come un amico parla all’amico.
Ma se in famiglia non si respira Dio? Dal nulla nasce nulla. Se in famiglia non si sono vissuti valori umani e divini, difficilmente una persona si metterà, con le sue sole forze, a cercare ciò che dà un gusto, un senso e una bellezza alla vita. Salvo che faccia un altro incontro – che coinvolga intelligenza, cuore e corpo – in virtù del quale possa cadere in ginocchio, chiudere gli occhi per vedere l’Invisibile.
Chi non soffrirebbe a sentire – monotono ritornello – un giovane affermare: «Ma che cosa vuoi che faccia uno che dal padre ha imparato solo ad aspettare il momento della partita di calcio? Uno che è stato scaricato dalla macchina in chiesa, per qualche domenica, per prepararsi alla prima comunione, mentre lui beveva l’aperitivo al bar!»?
La Conferenza Episcopale Italiana sta preparando gli “Orientamenti per l’annuncio e la catechesi”, onde offrire ai preti e ai catechisti lo strumento per una pastorale che sia soprattutto attenta al mondo giovanile. L’idea di fondo dovrebbe essere la seguente: la fede cristiana non è un insieme di norme, neppure una semplice “morale”. Nasce dall’incontro con una Persona, con la p maiuscola. Non a caso il documento si intitolerà “Incontriamo Gesù”, perché, dice il cardinale Bagnasco: «esprime sinteticamente l’obiettivo cui tende la formazione cristiana: l’incontro di grazia con Gesù. Il verbo posto alla prima persona plurale sottolinea (come nei simboli di fede) la dimensione ecclesiale di questo incontro, intendendo mostrare sia la dimensione del discepolato sia la dinamica della testimonianza».
Si discuterà così «dell’assoluta precedenza della catechesi e della formazione cristiana degli adulti, e, all’interno di essa, del coinvolgimento delle famiglie nella catechesi dei piccoli. Secondo punto di speciale interesse è l’ispirazione catecumenale della catechesi con una esplicita attenzione all’Iniziazione cristiana degli adulti (Catecumenato). Grande attenzione anche alla formazione di evangelizzatori e catechisti e alla proposta di fede rivolta ai preadolescenti, agli adolescenti ed ai giovani, in continuità con la catechesi per l’Iniziazione cristiana ma anche in considerazione della realtà di nuovi inizi esistenziali».
 
La Chiesa italiana parla giustamente dell’impegno che deve mostrare la comunità cristiana per aiutare ogni persona ad incontrare davvero Gesù, per guidarla a sperimentare la gioia della fede, la gioia di essere un dono, la gioia di testimoniare la vita buona e bella che gode chi abbraccia il Vangelo e mette in pratica soprattutto il Discorso della montagna.
Sì, faccia la comunità la sua parte, ma questa non potrà mai sostituire l’indispensabile apporto della famiglia nel creare l’uomo, il cristiano, il santo. Il santo… Il bambino che vive in ciascuno di noi, pronto a chiedere al dottore: «E adesso, quando muoio io?».

Valentino