Supplemento di bellezza contro il male

Il rapporto tra la fede e l’impegno nel campo sociale  è uno dei temi sul quale sono spesso invitato a tenere conferenze in Calabria, nel Molise, in Sicilia e nel Sud in genere. Colloco l’argomento nel contesto della fragilità, conflittualità, marginalità e crisi a tutti i livelli, con l’intento di mostrare che queste situazioni non turbano la speranza del credente e non dissipano il sogno grandioso presentato nella lettera ai Romani: secondo Paolo è possibile rinascere da ogni evento negativo, recuperando lo stupore per le tracce di Dio nella nostra vita. E per dimostrare che ciò è possibile, l’Apostolo presenta come modello da imitare Abramo e il suo cammino nel deserto, sorretto per decenni e decenni dalla promessa del Signore: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». «Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare».

Il cristiano è l’uomo della speranza.  Non può tacere di fronte a tante ingiustizie della società. Ci sono dei silenzi criminali. Chi non ricorda le parole forti di Martin Luther King:«Io non ho paura delle urla dei violenti, ma del silenzio degli onesti»? Ma, mentre non rischia molto chi denuncia le ingiustizie là dove non imperversa la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta, è in pericolo chi parla di giustizia  in alcune zone “calde” del Meridione. Ne va della vita, come è capitato a Borsellino, a Falcone, al beato Puglisi e a tanti altri.

Dopo una conferenza, una donna mi chiese di confessarla: mi domandò che cosa dovesse fare di fronte alla minaccia di essere ammazzata, nel caso si rifiutasse di continuare a riscuotere il “pizzo”…

Altrettanto delicata è la situazione in cui mi trovo allorché sono chiamato a parlare nelle scuole, nel Meridione. Per non esporre giovani a rischi prevedibili, affronto il tema della giustizia alla luce di questa intuizione: «Contro i mali del mondo, Dio si aspetta che tu manifesti la tua bellezza, celebri te stesso, scopra le tue potenzialità… La tua bellezza, automaticamente, salverà te e il mondo».

Invito tutti a fare leva su quella speranza che aiuta a realizzare quanto – umanamente parlando – sembra irrealizzabile: trasformare in opportunità la crisi e in forza la fragilità. Questa non è eliminata dalla  società tecnologica, anzi da essa è messa ancor di più alla prova, come denuncia papa Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”: l’attuale sistema socio economico  è «ingiusto alla radice». «Questa economia uccide», perché prevale la «legge del più forte». L’attuale cultura dello «scarto» ha creato «qualcosa di nuovo», «gli esclusi non sono ”sfruttati” ma rifiuti, avanzi». 

La ventata di una nuova primavera nella Chiesa è percepita da molte persone, che guardano con fiducia a  papa Francesco. Egli, con i suoi gesti e le sue parole, sa attrarre a sé quanti vedono in lui la possibilità di un profondo rinnovamento della Chiesa e della società. Lo si è capito fin dal primo momento in cui si è affacciato alla loggia vaticana, subito dopo l’elezione  a vescovo di Roma. Quel suo silenzioso inchinarsi davanti ai fedeli, per avere la loro benedizione, è stato letto come un esplicito desiderio di mettersi dalla parte degli ultimi, servo dei servi di Dio, disposto a lavare i piedi a tutti… come poi concretamente farà il Giovedì Santo, lasciando la basilica di San Pietro per recarsi in carcere a lavare i piedi ai detenuti, compresa una donna musulmana.

«E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza!», ha gridato ai giovani durante l’omelia della Santa Messa della Domenica delle Palme, supplicandoli di evitare il rischio che si corre a cedere allo scoraggiamento: «Dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni. Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai!». «Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo». La gioia non nasce dal possesso delle cose, ma dall’aver incontrato  Gesù, dal «sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili». «Non dobbiamo credere al Maligno che ci dice: non puoi fare nulla contro la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, contro il peccato. Non dobbiamo mai abituarci al male!».

Icona di speranza di vincere il male con il bene, il brutto con il bello e di disarmare la violenza con il  perdono non è solo papa Francesco: c’è tutta una Chiesa che con Lui soffre, gioisce e spera. C’è la schiera dei nuovi martiri, disposti a sacrificare la loro vita per testimoniare la bellezza e la forza rigeneratrice del Vangelo. Ci sono tanti cristiani, nei più remoti angoli della terra, che fanno sfociare la loro fede e speranza in stupende opere di carità e di giustizia, trasformando la miseria in quella povertà che Cristo chiamò beata. Ci sono tanti preti, religiosi e vescovi che, in situazioni difficilissime, sanno portare avanti dignitosamente il loro ministero, paghi solo di seguire le orme del “Buono e Bel” Pastore e di ubbidire alla perentoria supplica di San Paolo di sconfiggere il male con il bene.

Sconfiggere ogni forma di mafia, non attaccandola direttamente (così facendo, forse, la si rende più forte) ma iniettando in essa il bene, il buono e il bello. Perché la bellezza è quel dono immeritato che ci è concesso quale trampolino di lancio verso la Bellezza incerata, che disarma il male e ci rende simili a Dio. Disarma il male non solo opponendo ad esso il bene, ma mostrando concretamente come sia liberatoria e salvifica l’arte di far convivere bontà, verità e unità, correggendo l’odio con il perdono, la disgregazione con la ricerca dell’unità, la menzogna con lo sforzo costante di leggere la storia con occhi di verità.

Nel recente libro “La bellezza salverà il mondo”, il cardinale Ravasi parla dell’estetica simbolica, della Parola e della carne.

Estetica simbolica: il fascino del mistero dà un gusto e una direzione alla vita.

Estetica della Parola: la Bibbia nutre l’uomo di Dio e l’aiuta a scoprire semi di verità e di bontà, anche là dove sembrano prevalere la menzogna e la cattiveria.

Estetica della carne: il credente, sulle orme di Cristo, prende sul serio il mistero dell’Incarnazione, s’immerge nella realtà, “scende agli inferi”, cosciente che la nostra gioia è proporzionale all’impegno di lottare per un mondo in cui regni la giustizia e la pace.

Il credente, sulle orme di San Francesco, non perde tempo a combattere le tenebre altrui, ma accende la propria luce. Non presta orecchio alle false sirene di questo mondo, ma propone qualche cosa di più nobile, piacevole  e bello. Non insegue bellezze astratte ed effimere, ma a tutti comunica la gioia che promana dalla bellezza della verità, della solidarietà e della fraternità.

In altre parole: chi ha la fede in Cristo si sforza di salvare se stesso e, diventando sempre più buono e bello, mostra – con la totalità della sua vita – la gioia di sconfiggere il male con il bene, il brutto con un supplemento di bellezza.

Valentino