«Ama e capirai»

«La professione di fede: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita” mi dice poco. Forse perché neppure conosco chi sia lo Spirito Santo e che cosa faccia nella vita della Chiesa e nella mia. C’è speranza di poter entrare un po’ in questo mistero?».

Giovanni XXIII, richiesto se fosse eccessivo il peso di governare la Chiesa, aveva risposto: «Non sono qui a guidare la Chiesa, ma a cogliere le mozioni dello Spirito nella Chiesa».

Chi conosceva quell’uomo venuto dalla Polonia per partecipare al Conclave del 1978? Molti cardinali non avevano neppure sentito il suo nome («Ma chi è quel “Bottiglia” che sta prendendo tanti voti?», chiese un cardinale al suo vicino…). Era uno sconosciuto che si è lasciato guidare dallo Spirito ed è diventato quel santo che tanti amano.

Benedetto XVI, guidato dallo Spirito, rinunciando al ministero di papa, ha profeticamente gridato al mondo che quello che importa nella Chiesa non è essere prete, papa, frate… Importa vivere il proprio Battesimo che rende noi simili a Cristo, figli di Dio, profeti, sacerdoti, re e missionari.

Dopo avere speso otto anni a combattere il relativismo come uno dei più grandi mali della presente generazione, ha voluto “relativizzare” la sua persona e il suo ministero, affinché tutti i cristiani si sentissero coinvolti nel vento dello Spirito Santo a condurre la Chiesa in modo collegiale, solidale con tutti i credenti.

Mosso dallo Spirito, ha voluto insegnare al mondo che l’umanità si converte in ginocchio: eccolo ritirarsi in un convento a pregare, dopo aver detto che non si mostrerà più in pubblico e che si ritira come “pellegrino” ad attendere il passaggio verso la vera vita.

E molti cristiani, poco avvezzi ai moti dello Spirito, sono stati sconvolti, si sono sentiti in certo qual modo abbandonati, hanno pensato che il Papa volesse scendere dalla croce.

I mass media poi – completamente ignari che la logica di Dio non è conforme a quella umana – si sono sbizzarriti a fare mille pronostici riguardo al futuro papa. Parlavano di tutti, tranne di colui che lo Spirito Santo aveva riservato per la sua Chiesa.

Si è così passati dalla perplessità allo stupore di sentir annunciare, dal loggione di San Pietro, il nome di un cardinale che quasi nessuno conosceva. E dietro a quel nome è apparsa subito la storia meravigliosa di un uomo venuto da lontano, che viveva povero tra i poveri e si è scelto un nome che fa tremare le vene: Francesco.
Comprendiamo chi è lo Spirito Santo guardando come Egli operi nella Chiesa; come si serva di noi, creati a sua immagine e somiglianza, per rivelarsi all’umanità; come crei il santo in colui che si affida totalmente al Signore, docile strumento nelle mani del Padre che rivela in ciascuno di noi la bellezza dello Spirito Santo. Dall’agire dello Spirito si passa alla conoscenza della sua Persona.

«Le cose degli uomini vanno prima capite per poter essere amate, mentre le cose di Dio vanno prima amate per poter essere capite». Questa intuizione di Pascal può aiutare il credente ad affrontare i misteri della fede con la stessa passione che aveva spinto Sant’Agostino ad esortare un discepolo: «Ama e capirai».

Amare il mistero che è Dio implica innanzitutto mettersi in ginocchio, in adorazione, supplicando la Trinità beata di aprire la nostra mente alla comprensione della verità, di aprire il nostro cuore all’ascolto della Parola, di aprire le nostre mani per soccorrere chi è nel bisogno, coscienti che Dio non è isolato nei cieli infiniti, ma si fa corpo in ogni sua creatura.

E in ginocchio, rivolgersi con fiducia al Padre nella certezza che Egli ascolta le preghiere dei suoi figli quando lo Spirito Santo muove le nostre labbra (che sono le labbra di Cristo) a lode della Trinità.

Lo Spirito Santo è il soffio di Dio che anima e santifica l’uomo, «e nessuno può dire: “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3). Per essere in contatto con Cristo, bisogna dapprima essere stati toccati dallo Spirito Santo, inondati dai suoi sette santi doni.

Bella l’antica preghiera: «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento».

Se il Padre crea e ricrea tutto ciò che esiste, e il Figlio tutto redime, lo Spirito è l’alito di vita dentro ogni vivente. È Colui che ci è più vicino, «più intimo a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi». È il modo in cui Dio rimane con noi ogni istante.

Quando diciamo: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita» professiamo la fede che la Terza Persona della Trinità, in quanto “Signore”, è Dio, come il Padre e il Figlio, dai quali procede, e insieme ai quali è adorato e glorificato.
Noi professiamo che lo Spirito dà la vita. La vita di Cristo in ciascuno di noi. Vita da noi ricevuta nel Battesimo: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato da carne è carne e quel che è nato da Spirito è spirito» (Gv 3,5-6).
Questa vita cresce insieme alla fede e si rafforza nelle opere buone, anch’esse dono dello Spirito, senza del quale è inconcepibile una fede cristiana, come magistralmente insegna il patriarca Atenagora:

«Senza lo Spirito Santo Dio è lontano,

Cristo rimane nel passato,

il Vangelo è lettera morta,

la Chiesa è una semplice organizzazione,

l’autorità è una dominazione,

la missione una propaganda,

il culto una evocazione,

e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi.

Ma nello Spirito Santo: il cosmo è sollevato e geme nella gestazione del Regno,

Cristo risorto è presente,

il Vangelo è potenza di vita,

la Chiesa significa comunione trinitaria,

l’autorità è un servizio liberatore,

la missione è una Pentecoste,

la liturgia è memoriale e anticipazione,

l’agire umano è divinizzato».

Valentino