la fede salva e rende felici

*«Guardo i cristiani all’uscita della chiesa, la domenica mattina. Non hanno un volto particolarmente felice: qualcuno si lamenta perché la predica è stata lunga, altri parlano dei soliti impegni quotidiani. Che cosa aggiunge la fede alla nostra vita?».
Presso il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (Perugia), nel convento delle suore si svolgono gli esercizi spirituali, quale introduzione al periodo forte della Quaresima 2013. Siamo nell’Anno della fede e il tema richiesto è: “La fede senza le opere è morta”.*

Le suore, durante il momento di risonanza al termine di ogni conferenza, ritornano con una certa frequenza sull’impegno del cristiano nella vita sociale e politica. Poiché mancano pochi giorni alle elezioni per rinnovare il Parlamento, amerebbero avere suggerimenti riguardo alla scelta di un partito che sia in linea con gli orientamenti cristiani. Sapendo che ho un fratello impegnato in politica, la Madre Generale non esita a invitarlo a dare la sua testimonianza come credente che lavora perché l’Europa torni alle sue radici cristiane.

Si verifica anche qui ciò che sempre capita quando facciamo assieme conferenze o assemblee studentesche: il laico che parla di Dio affascina l’uditorio molto più del prete, come se questi fosse obbligato a parlare bene del Signore “per professione”.
Giancarlo sorprende le suore con l’affermazione: «La fede salva e rende felici». Nella risonanza, la frase è ripresa più volte. Una religiosa chiede un ulteriore approfondimento, non a livello teorico, ma esistenziale: domanda a mio fratello di raccontare la sua vita.

Tra i ricordi: ecco la preghiera costante in famiglia e in parrocchia, fin dalla prima infanzia. La passione per i fatti politici nell’adolescenza. L’impegno per la chiusura di una miniera d’uranio, nella Valle Seriana. L’accettazione di candidarsi al Parlamento, per rispondere alla vocazione di servire al bene comune, con una politica vista come «la più alta forma di carità» (Paolo VI).

Spiega poi come la fede lo renda felice: perchè dà un senso, una direzione alla vita; perchè le dà significato e pienezza; perchè, nel duello tra bene e male, sostiene nell’impegno attraverso la speranza; infine perchè non ti condanna all’assurdo, ma ti proietta nel mistero in cui puoi cercare te stesso, gli altri e Dio.
La fede genera speranza: virtù che, rafforzata dal quotidiano impegno nelle opere di giustizia – una giustizia nobilitata dalla carità – fa sì che l’esistenza diventi un dono.

Il continuo sforzo di attenersi a un’etica condivisa e ad una moralità basata sul Vangelo, aiuta il credente a sperimentare che «c’è più gioia nel dare che nel ricevere». Dal messaggio di Cristo si impara ad accettare i propri limiti, a convertirsi e tendere al bene personale e collettivo, in armonia con i dettami della propria coscienza.

Quando si è in pace con se stessi e si agisce in vista del bene comune, si prova quella gratificazione predetta da Cristo: «Avrete il centuplo già qui sulla terra».
Certamente, se una persona si sforza di essere onesta non rimpinguerà il conto in banca, ma arricchirà se stessa grazie a quella fede che dà pace, salva e rende felici.
Dopo aver parlato di sé, Giancarlo riporta il discorso sulle suore, ringraziandole per la luce che brilla nei loro sguardi, quale irradiazione dell’intima loro felicità. Hanno lasciato tutto per abbracciare il Tutto: quel Dio che dona la fede e la vocazione alla vita consacrata non per i nostri meriti ma – come testimonia una suora – «perché il Signore sembra maggiormente attratto dalle voragini di povertà, dagli abissi di piccolezza per esprimere tutto se stesso ed effondere le infinite profondità del suo Amore».

La felicità di coloro che credono nell’Amore non è frutto della mancanza del dolore: la sofferenza fa parte della nostra vita. È un mistero che si capisce alla luce della fede. Mistero che si illumina guardando alla croce e amando quel Dio che si è fatto uomo, per abolire nella sua carne il nostro peccato.

Mistero… Non una realtà oscura, ma pienezza di luce che abbaglia e affascina contemporaneamente. Acceca e apre stupendi orizzonti. Avvicina e allontana: più si familiarizza con Dio, più si scopre che Egli è al di là di tutte le nostre parole. È la Realtà che si intuisce amando.

Chi crede sperimenta che la felicità è un dono che cresce con la nostra stessa vita; fa parte di ciò che noi siamo; è il profumo dell’eterna giovinezza da noi sperimentata anche quando i capelli diventano bianchi e si avvicina quel momento magistralmente espresso da Qohelet con l’immagine del castello che sta crollando…
La fede rende felice quel credente che scopre di non essere un semplice numero tra i miliardi di esseri umani, ma di essere una nota che lui solo può cantare in tutto l’universo. Scopre qual è il suo posto nell’orchestra diretta da quel grande maestro che è Cristo Signore. Scopre la bellezza di prendere da Lui quel “la” che gli permette di cantare in armonia con tutti i coristi. Scopre che è lo Spirito Santo il grande accordatore dei vari strumenti musicali; è Lui il diapason indispensabile per cantare un inno sempre nuovo al Padre.

Ecco che cosa aggiunge la fede alla nostra vita: il miracolo di non lasciarci fagocitare dal tempo, ma di vivere già con la beatificante prospettiva dell’eternità. Il miracolo di vivere uno spazio dilatato oltre i limitati orizzonti terreni. Il miracolo di comprendere quanto sia provvidenziale lasciare tutto per essere ricchi solo del vero ed eterno Amore, che chiama nel silenzio, nella solitudine, nel deserto per diventare il tutto, l’armonia e il vero bene della sua creatura, impastata di fango, ma animata dal soffio divino.

Valentino