Bella è la vita anche senza Dio?

«Benché non riesca a credere in Dio, leggo gli articoli che scrivi sul tuo sito. Sembri convinto di quanto affermi e hai uno stile che invoglia alla lettura, ma credo che esageri un po’ a riferirti sempre al Signore. La vita non è bella anche senza di Lui? E se non esistesse, continueresti a fare ciò che vai facendo qui e tra i poveri che cerchi in tutti gli angoli della terra? Con tutti gli studi che hai fatto, non ti è mai venuto in mente di scrivere, in un modo razionalmente convincente, gli eventuali argomenti che provino l’esistenza di Dio? Ma, ti prego, non tirare in ballo le cinque vie di S. Tommaso!».

Davanti alla fulgida luce del Mistero, i nostri occhi sono come quelli delle talpe. Nessuno ha il monopolio della verità. Chi pensa di averlo, è accusabile di un “sequestro di persona”… E quando si tratta della fede, il “sequestrato” sarebbe… lo Spirito Santo! Non presumo, quindi, di dimostrare l’esistenza di Dio, ma di stimolarne la ricerca.
Un ateo stava contemplando le bellezze di un tempio romanico e vide un giovane in preghiera davanti al tabernacolo: «Ti do mille euro se mi dimostri che c’è Dio». «E io te ne do duemila se mi dimostri che non c’è».
L’ “eventuale” Dio non si dimostra: chi l’ha incontrato lo mostra. Magari con la faccia raggiante del giovane in preghiera che ha indotto l’ateo a chiedere: «Dov’è il tuo Dio?».
Io mi rammarico di non avere una faccia, un corpo, una vita tali da indurre più di frequente i non credenti a chiedermi una ragione della mia fede. Dal corpo di Cristo, che passava in mezzo alla gente, usciva una forza che la faceva stare bene. Dal mio corpo emana un’energia positiva, che attrae le persone, oppure creo tensioni in quanti incontro? Peggio ancora, passo inosservato? C’è luce nel mio sguardo, oppure quella tristezza – sia pure legata al fatto che molti non cercano Dio – che dimostra la debolezza della mia fede?
Quando mi stavo preparando alla licenza d’insegnamento in filosofia, feci uno studio su San Tommaso (“De ente et essentia”). Affermavo che le famose “cinque vie” sono un valido argomento per chi già crede, ma non sono state scritte con l’intento di far cadere in ginocchio un ateo. L’Aquinate è stato magistrale ed è tuttora attuale nel focalizzare la collaborazione fede-ragione, come dice Benedetto XVI: «La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce … La “distinzione” tra scienze e fede non equivale a separazione, ma implica piuttosto reciproca e vantaggiosa collaborazione». Nel libro intervista “Luce del mondo” il Papa affronta tanti problemi che rendono difficile l’attuale esistenza umana e, ponendo domande anziché dare risposte, fa capire che senza l’aiuto di fede e ragione – che non si escludono a vicenda poiché l’una illumina l’altra e ne risulta da essa sostenuta – l’essere umano non solo non potrà affrontare le sfide della nostra generazione, ma peggiorerà la qualità della vita per sé e soprattutto per le future generazioni. La fede aiuta a conoscere se stessi, la realtà, il presente momento storico, il senso del vivere, la bellezza di tornare ai valori umani e divini. Tornare a vivere un’esistenza reale: «Tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive».
Nel momento in cui viene negata la “legge naturale” e l’esistenza di Dio, si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico.
Cosciente che i mali del secolo sono il relativismo e il nichilismo – fonti di angoscia nella perdita totale dei valori umani e divini – a chi mi chiede se continuerei a vivere l’esistenza che conduco anche se Dio non esistesse, risponderei che, se Dio non esistesse, dovrei inventarlo. Perché con Lui il mondo rimane mistero, ma senza di Lui mi si presenta come assurdo. Inoltre, il cristianesimo promuove una civiltà basata sul rispetto di ogni essere umano, sulla valorizzazione della ragione, l’inviolabilità dei diritti umani, la categoricità dei nostri doveri, la bellezza della vita terrena, la speranza di una vita oltre la morte.
Bella è la vita anche senza Dio? Fatico a crederlo. L’ immagine dell’essere che galleggia sul nulla mi darebbe angoscia. Il pensiero di cadere nel nulla mi ruberebbe la gioia di vivere. L’idea di non vedere più quelli che in terra ho amato mi spaventerebbe. Mentre mi piace tanto la preghiera di Cristo durante l’ultima cena: «Padre, ti prego, nulla vada perduto… nessuno vada perduto».
Mi dispiacerebbe se le mie affermazioni suonassero dogmatiche, perché a tutti continuo a ripetere che è indispensabile dare stimoli e non risposte, è urgente discutere sulla parità e complementarietà di fede e ragione, sul ruolo della religione nella vita pubblica e sull’esigenza di un fondamento della politica su principi morali. E dicendo “morali”, anziché “etici” intendo sottolineare che, mentre l’etica affronta il tema del bene e del male basandosi solo sulla ragione e avendo di mira il bene comune, la morale, mentre presuppone l’etica (l’aspetto razionale-filosofico) si pone la domanda: «Se esiste Dio, può dire qualche cosa di utile all’umanità, per rendere più interessante e bella l’avventura umana?».
Nella sua prima lettera (capitolo terzo), San Pietro ci invita a rendere conto della speranza che è in noi, intendendo includere nella speranza pure la fede e l’amore. La Chiesa-istituzione vuole dialogare con i credenti su questo tema tanto vitale, ma sembra che – al di là dei momenti di grandi afflussi di folle per i viaggi papali – non ci sia continuità di rapporti con le Chiese locali, con quei preti che vorrebbero dialogare, ma non trovano chi sia disposto a farlo sistematicamente.

Per alcuni anni, sul mio sito, ho cercato di leggere la realtà e di raccontare la mia fede. Chi mi fa dono della sua? Chi vuole mettersi in gioco parlando delle sue certezze e dei suoi dubbi? Chi mi aiuta a comprendere il metodo più opportuno per raggiungere chi fatica a credere? Valentino Salvoldi

Valentino