Scozia, 5 ottobre 2011

"Mandi": mane diu et cum Deo.

Carissimi amici,

oggi, al paese di mia Madre (S.Marco, Udine) si celebrerà alle 16 il funerale di Don Adriano, un parroco che mi ha tanto aiutato a rispondere alla mia vocazione e ha assistito non solo i friulani, ma tanti giovani, proveniente da diverse parti d’Italia, che partecipavano ai campi scuola. Mentre chiedo una preghiera per lui e per quanti sono nel dolore, riporto il testo che verrà letto durante le esequie. Ricordatemi al Signore. Egli ci benedica.

Mandi, sior Santul, don Adriano,

quando ti ho amministrato per l’ultima volta l’unzione degli infermi, ti ho chiesto se mi permettevi di pregare perché Dio ti accogliesse al più presto nella sua gloria. Tu eri sereno, mentre io ero inondato di lacrime quando ti dicevo: “ Parti, anima cristiana, da questo mondo”. Mi commovevano le tue mani alzate al cielo, mentre sussurravi “Amen, Amen!” .

Don Adriano, abbattuto il muro d’ombra, non voglio ancora augurarti di riposare in pace: ti prego di stare davanti all’Eterno, ancora con le mani alzate ad intercedere per ciascuno di noi, sempre più bisognosi di Dio, ora che tu sei con Lui e quindi non più fisicamente tra di noi.

Ci eravamo tanto abituati alla tua presenza, come se tu facessi parte integrale della vita di S. Marco. Questo paese è stato la tua estasi e il tuo tormento. Il tuo amore e la tua croce. Il tuo campo di semina e il tuo calvario. E qui hai dato tutto te stesso, e i tesori incomparabili del perdono e dell’eucaristia. E lo hai fatto in modo tale da caratterizzare la vita di tutti i parrocchiani e da dare un volto al mio ministero sacerdotale.

Tu avevi il cruccio di non essere stato capace di mandare in seminario un tuo parrocchiano, ma eri orgoglioso d’avere influito sulla mia vocazione, da te seguita con amore fin da quando avevo undici anni. Ogni vota che venivo a S. Marco mi davi l’assoluzione dei miei peccati ed eri contento delle mie messe, perché ad esse accorrevano molti giovani e mi parlavi del tuo ideale di sacerdozio. Alla tua scola, ho girato il mondo presentando così l’uomo di Dio: sublime la sua originaria scelta di essere un dono per tutti, la sua consacrazione alla felicità umana, la sua determinazione di essere l’uomo di tutti e per tutti ministro di pace, plenipotenziario del Principe della pace, la sua coscienza che farsi sacerdote non significa mettersi una divisa fuori, ma un tormento dentro, accettando di diventare il ministro della pazienza di Dio, disposto ad essere il più amato e il più odiato degli uomini, il più incarnato e il più trascendente, il fratello più vicino e l’unico avversario. E la sua grandezza consiste nel lusso di poter amare tutti. E’ un uomo che rinuncia a fare l’amore per essere amore, ministro di un Dio che si definisce Amore.

Amore benedicente, sempre. Amore che perdona e immette nella vita. Amore che vince la morte:

Una tomba
è troppo piccola
per contenere il mio amore.
Risorgerò!

Don Adriano, prega il Signore, perché ci aiuti capire che non dobbiamo continuare a piangere te che vivi in Dio la vera vita. Hai già ciò a cui noi aspiriamo, sei immerso in quell’amore nel quale pure noi desideriamo perderci. Tu vivi nell’eterna Bellezza e ci attendi là dove i nostri dubbi svaniranno, finalmente capiremo e a Dio daremo ragione.

“Mandi”: mane diu et cum Deo ( resta a lungo e con Dio)

Valentino