Edimburgo, 29 Settembre 2011

"A nessuno interessa il nostro Dio"

Tutta una vita a cercare Dio, con alti e bassi nelle diverse stagioni dell’esistenza e con quel supplemento di fatica caratterizzato da un ambiente chiuso ai valori umani e divini, un amico mi accoglie nella sua casa con un velo di tristezza, mai notata nei precedenti trent’anni.

Dov’è quel ragazzo che mi guardava , con tanto affetto si, ma anche con riverente timore, perché vedeva in me l’uomo del sacro, oltre che l’amico di papà? Dov’è l’adolescente che, assieme al fratello, voleva passare con me la notte, ascoltando più volte l’Adagio di Albinoni, mentre guardava con fiducia, anzi, con entusiasmo il futuro, illuminato dalla fede? Dov’è quel giovane sposo che, radiante di vivida luce, aveva messo le sue mani nelle mani della consorte, mentre io le ungevo con il sacro crisma, per consacare un amore, sublime come quello cantato nel Cantico dei Cantici? Dov’è l’uomo che ha messo sulle mie ginocchia i suoi tre figli, vibrante di sacra emozione al momento il cui li battezzavo, dopo che egli aveva promesso di crescere con loro, nella ricerca di un Dio, messo al primo posto nella vita?

Ascolto il suo sfogo: “Ho fatto di tutto perché Dio fosse sempre l’ospite d’onore della mia famiglia. Mi sono sforzato di vivere secondo quella radicalità evangelica di cui m’innamorasti fin da giovane. Ma ora non so più che cosa fare. A nessuno interessa il nostro Dio. Mia moglie non mi aiuta a educare cristianamente i miei figli, perché, oltre a tutti i suoi dubbi, vede che la messa non dà loro nulla. Il catechismo è un’ora buttata via, mentre il catechista cerca inutilmente di tenere buoni i ragazzi . E i preti non parlano di Dio: se va bene, si limitano a fare ciò che non fa la Pro Loco. Senza una comunità di fede, mi sto raffreddando e svuotando. Non so dove sbattere la testa”.

No! Non è morta la sua fede. Presto, ogni domenica mattina, egli se ne va, solo, al convento delle suore di clausura, per imparare dalle religiose ad essere fedele a Dio, anche quando tace.

È brutto non poter condividere con chi ami ciò che si è intuito essere il fondamento e il senso di questa nostra esistenza, che naviga sul nulla, se manca l’apertura al trascendente, perché con Dio il mondo resta mistero, ma senza Dio è assurdo.
È deludente incontrare “amici” –se pure si possono ancora chiamare amici- che parlano della pizza e criticano, come vicchie zitelle inacidite, i colleghi non presenti. è deludente guardare ai propri figli pensando: “Ho contribuito a formare il loro corpo, e non riesco a nutrire i loro spiriti”.

Ma non si scoraggi l’amico: nella vita importante è seminare.
Sono spuntate le viole lungo il vialetto di cemento del mio giardino e da un muretto è fiorito un fico. Al di là della natura dei nostri terreni, oltre i tempi dei nostri desideri, Dio continua la sua semina. A noi ora è richiesta anche solo la preseveranza nel mantenere viva la nostalgia del suo volto.

Valentino