Zanzibar, 8 Agosto 2011

Se sei tu, fa che io cammini sulle acque

Solo, sul monte, Cristo passa la notte in preghiera. Sublime modello per i preti e per i cristiani che, già prima dell’alba, adornano di danze e di canti una chiesa di Dar es Salaam e accolgono con gioia le mie parola: la preghiera rende infiniti, misericordiosi e belli. Sorridono quando parlo di Pietro, quel povero uomo che non si smentisce mai nel vangelo. Dubita e sfida: “Se sei tu, comanda che io venga a te, camminando sulle acque”. E rischia di annegare! Ma proprio lui, generoso e codardo, entusiasta e pauroso, Cristo sceglie come primo papa.

Terminata l’eucaristia, m’imbarco su una nave, diretto verso lo Zanzibar, mentre medito sulla domanda di Cristo: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Reagisco alla tristezza di viaggiare da solo chiedendo al Signore che sia vero per me quanto vado insegnando agli altri: non è solo chi perde gli amici, ma chi non ne cerca altri. E non è sordo il Signore, lassù nei cieli…

Un diciottenne Tedesco, che aveva risposto al mio saluto vicino alla cattedrale di Dar es Salaam, mi accosta dicendosi felice di ritrovarmi sulla stessa nave. Ha appena terminato le superiori, parla bene il francese, per sei mesi va ad insegnare inglese ai bambini di lingua Swaili, in una missione luterana. È credente. Ha un fratello di quindici anni: “Mi dispiace di averlo lasciato a casa solo, proprio ora che cominciavamo ad andare d’accordo”. “Io sono un prete, ti posso perdonare”. “Mi sono già confessato davanti al crocefisso”.

Quando il giovane Tedesco scende nella stiva a studiare il kiswaili, scatto alcune foto ad un giovane Masai tutto ricoperto di collane, con i capelli lunghissimi intrecciati e con uno svolazzante mantello rosso tagliato ad arte per mettere in risalto i vari ornamenti su tutte le parti del corpo. Dopo alcune foto che gli scatto ‘discretamente’, mi accosta: “Padre, sono anch’io un cattolico e sto andando in una terra che è musulmana. Nello Zanzibar lavorerò come guardiano per una decina di anni così potrò guadagnare quanto mi occorre per comperare sei mucche, la dote per la mia ragazza”. Mi parla tenendomi per mano. Vuole che lo benedica e lo aiuti per tenere lontano, con il bastone, i ladri così come una volta era riuscito a tenere lontano un leone, dal quale però era stato ferito. “Il Signore è grande. Mi proteggerà contro le forze del male”.

Sulla nave, stipatissima, ci sono persone provenienti da vari paesi. Tra questi un gruppetto di italiani. Sono agronomi, provenienti dalla Sicilia. Hanno trascorso tre settimane in Tanzania, ad insegnare non si sa che cosa e in quale lingua. Chiedo in quale missione abbiano lavorato e se appartengano a qualche organizzazione cristiana. “Cristiana? – risponde il capogruppo – Non c’è bisogno di credere in Dio per fare del bene. Noi crediamo nell’energia degli alberi”.

Un flusso di sangue mi parte dalla punta dei piedi e mi arriva agli occhi. Con una tristezza ben visibile sul volto riesco a malapena a dire “Ciao” e me ne vado con sentimenti analoghi a quelli che Cristo ebbe quando incontrò il giovane ricco.

Oh, potessi descrivervi il volto luminoso del giovane Tedesco e  l’entusiastica comunicazione, anche non verbale, del giovane Masai! Ed ecco qui un adulto dalla faccia insignificante che divinizza l’energia degli alberi per farsi bello  davanti al gruppetto di giovani italiani, pronti a ratificare, con un sorriso forzato, la spudorata ostentazione di ateismo del loro capo.

Che cosa avranno insegnato in queste tre settimane a quegli africani per i quali Dio è il respiro della loro vita?

Se Pietro ha avuto dubbi di fede e rinnegato il Maestro, se ha rischiato di annegare al sopraggiungere di un’onda più forte delle altre…, pure tutti noi non saremo esenti dalle tentazioni e dai dubbi. E potrà sopraggiungere anche il peccato, che non sarà mai una tragedia, se avremo speso la vita cercando la Verità, trasformando la crisi in un’opportunità, temperando l’aggressività del dubbio con il soave balsamo della preghiera, fonte d’infinita pace.

Condivido questi pensieri con il vescovo di Stone Town, mentre consumo un po’ di riso fortemente speziato e un pesce, uno solo e piccolo, con altre sette persone. Una parca mensa, alla luce di una sola candela, che illumina questa prima notte nello Zanzibar. Notte che vivo con un armonioso intrecciarsi di sensazioni umane e di aspirazioni divine, sotto un cielo contemplato per ricevere la divina Energia, donata  assieme all’ineffabile scintillio delle stelle.

Valentino