Ponte Nossa, 15 Dicembre 2009

La terra con il cielo è un giardino

In mezzo a tanti fiori, in un cimitero trasformato in giardino, passeggio con suor Daniela, madre generale delle «Benedettine della Provvidenza». Mentre parliamo di ciò che dura eterno, la conversazione cade sul campo scuola tenuto a Ronco Scrivia: suore e laici amalgamati nel cercare il senso del vivere, alla luce della Verità che ci rende liberi. Oltre ad incoraggiarmi a continuare questi incontri, periodicamente, nel suo convento, madre Daniela, grata di quello che ho scritto sulla fondatrice della sua congregazione religiosa, mi propone di scrivere qualche cosa anche sul marito di S.Benedetta Cambiagio Frassinello, in vista di fondare il ramo maschile delle sua congregazione.

Come già nel passato, anche ora torna a parlarmi della spiritualità di questa sposa-suora: «vivere per Gesù è lasciare che Gesù viva dentro di te, diventi te. È fare tuo il suo modo di agire. È fare tuoi i suoi sentimenti. Vivere per Gesù è avere a cuore i progetti del Padre, è vivere nel suo Amore da figli nel Figlio».

S. Benedetta – afferma con entusiasmo madre Daniela — viveva per Gesù e lo ha proclamato non solo a parole, ma soprattutto con l’esempio, per questo è stata un’autentica madre, guida e maestra per le sue suore e per le bambine. È stata un segno profetico per loro e per tutta la Chiesa: ha indicato con l’esempio della vita la direzione giusta verso Dio.

Ha creato una comunità di Sorelle capaci di farsi grembo, di diventare tenda, di fare del proprio corpo una casa, un tempio dove si rinnova l’incarnazione, la presenza di Gesù nel mondo e per questo diventano madri. Sorelle che non tengono per sé quanto possiedono, ma condividono tutto quello che sono, tutto quello che hanno, perché loro Modello è la Trinità. Nella Trinità ogni persona tutto dona e tutto riceve. Con lo sguardo rivolto a Dio, ogni individuo sperimenta che nel dono non c’è mai nulla da perdere, anche da un punto di vista umano: noi possediamo veramente solo quello che doniamo. Quello che non doniamo, ci possiede, ci rende schiavi. Oltre tutto Gesù – secondo quello che riporta S. Paolo – ha detto che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

E Santa Benedetto è arrivata a questo alto livello di spiritualità condividendo la sua vita per qualche anno nel matrimonio, poi coinvolgendo il marito nel dono totale a Dio, in castità, per essere tutta un dono soprattutto per le bambine di strada. Entrambi si sono consacrati al Signore, per essere totalmente disponibili a servire i più piccoli dei loro fratelli.

Terminati questi discorsi, suor Daniela mi rinnova la proposta di creare il ramo maschile dei Benedettini. Ma non essendo io in grado di organizzare persone ed eventi e non potendo fermarmi per lungo tempo in un posto, ritorniamo su un’ipotesi che avevamo già abbozzato in Costa d’Avorio: proporre una forma di consacrazione dei laici che vivano il loro battesimo in pienezza, sentendosi profeti, sacerdoti, re e missionari. Anziché fare altre strutture a carattere strettamente religioso, la lettura dei segni dei tempi ci chiama ad incoraggiare i cristiani a vivere così il loro battesimo: scoprire i carismi che ciascuno di essi ha per metterli a servizio di una comunità di credenti. Questi, sostenuti dalla preghiera, dal reciproco incoraggiamento, dal gareggiare nell’aiutare gli altri, realizzano il meglio di se stessi, animati dallo spirito che portò s. Gregorio Nazianzeno a descrivere in questo modo la sua comunità: «Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo».

Caldeggio l’idea della consacrazione dei laici, perché sperimento anche io, prete, quanto difficile sia restare fedele agli ideali e a Dio e quanta debolezza emerga nell’invecchiare. In me risuona continuamente il rimprovero di Dio ad un vescovo, nel libro dell’ Apocalisse: «Mi amavi di più quand’eri giovane».

Per rimanere giovane, è utile trovare una forma di consacrazione al Signore. Consacrazione che è comprensibile solo come testimonianza profetica dell’amore per Dio con un cuore indiviso al quale ciascuno di noi è chiamato. Consacrazione anche in forma esterna, perché un atto pubblico ci può stimolare e allenare a tendere all’ alto, a tenere lo sguardo fisso su Gesù , a buttare la nostra àncora nel cielo, a donare la nostra vita come se fosse un profumo, annunciando che c’è un cielo e che questo cielo è già qui su questa terra. Una terra che senza cielo è solo fango, mentre la terra col cielo diventa giardino.

Valentino