Ponte Nossa, Sabato 10 Ottobre

La bellezza impedisce d'invecchiare

Uno dei vantaggi dei treni ad alta velocità è il silenzio che si trova in alcune carrozze, per cui è possibile pensare e pregare. Sono seduto accanto ad una giovane che ascolta musica con l’auricolare e guarda il paesaggio. Prego il breviario, dopo essermi messo i tappi nelle orecchie, per evitare di sentire il martellante rullo dei tamburi che pare allietare la mia compagna di viaggio. Poi comincio a correggere le ultime bozze della mia agenda 2010, che ha per tema “La bellezza salva il mondo”.
Mentre sto cancellando una frase di Montale, la mia vicina sobbalza e mi chiede perché abbia eliminato quella frase che per lei è più la più bella tra quelle da me riportate. Mi tolgo i tappi dalle orecchie e le spiego che non è opportuno dare spazio al pessimismo in un testo mirante a far sognare soprattutto i giovani riguardo all’importanza di farsi salvare dalla bellezza. Bellezza che ha un volto specifico: quello di Cristo. Il Cristo di duemila anni fa e quello di oggi, vale a dire il volto di ogni essere umano che incontro e che ha quella sana curiosità d’interpellare un anziano prete, intento a correggere le sue bozze.
Alla mia interlocutrice non piace la mia fede, non interessa la mia speranza e, probabilmente, non crede nella mia voglia d’amare. E’ sedotta dal male di vivere di cui parla Montale: “Spesso il male di vivere ho incontrato: / era il rivo strozzato che gorgoglia, / era l’incartocciarsi della foglia /riarsa, era il cavallo stramazzato”.
Sedotta sì dal male. Ma pur curiosa di vedermi reagire contro l’assurdo elogio che il Poeta fa del “prodigio che schiude la divina Indifferenza”. Curiosa di sentirmi parlare del bene di vivere da me incontrato: il canto del rivo che gorgoglia, lo schiudersi della foglia, il cavallo che, inebriato di forza vitale, corre gagliardo nel vento.
“Lei, padre, fa della poesia. La mia realtà, invece, è una noia crescente. Riempio la mia vita con cose inutili, mentre mi faccio aiutare dalla musica ad evitare il rischio di pensare”.
La mia interlocutrice, esteticamente è affascinate, ma lei non si sente bella, anzi, odia quella bellezza che neppure sa definire, benché apprezzi la frase che le cito: “La bellezza è splendore di verità”. Ma subito s’apre il problema della verità: “ Che cosa è la verità? Chi mai ce ne ha parlato? Che cosa voi adulti avete dato a noi giovani? I genitori… Senz’altro non per cattiveria, e indipendentemente dalla loro volontà, ci hanno dato tutto meno che l’indispensabile. Non ci hanno dato ragioni per cui valga la pena di vivere”.

Provo a dirle qualche cosa, ma le parole mi muoiono sulle labbra. Avrei semplicemente voglia di abbracciarla, se ciò avesse il potere di esprimere il desiderio di chiederle scusa a nome di chi non le ha insegnato a prendere a cuore il suo destino, la sua domanda implicita di senso, la sua implorante esigenza di felicità, di verità, di bellezza.

Chiedere scusa perché la società l’ha turlupinata dicendole che deve fare tutto da sé, bastare a se stessa come unico ideale, non sentire il bisogno dell’altro. Quell’altro che non è – come diceva Sartre – l’inferno. Perché l’inferno propriamente è la mancanza dell’altro.

Chiedere scusa perché la società le ha martellato l’idea che l’uomo vero è quello che non chiede mai nulla a nessuno. Tanto meno a Dio.

Mi muoiono le parole sulle labbra e – questo è l’effetto del mio precoce invecchiare – mi si abbozza una lacrima agli occhi. L’interlocutrice prima abbassa i suoi occhi, poi mi stringe la mano.

Estraggo dalla borsa “Un corpo a corpo con Dio. Lotta e contemplazione” e le scrivo una lunga dedica. La invito a sentirsi bella, come condizione per diventare buona. A prendere coscienza che noi siamo giovani come il nostro ottimismo, vecchi come il nostro pessimismo. Giovani come la nostra capacità d’essere entusiasti, vecchi come la nostra rassegnazione. Giovani come la nostra ricerca di fede, vecchi come la nostra incapacità di aprire gli occhi a contemplare la Bellezza antica e sempre nuova.

La bellezza del cosmo, ombra della bellezza di Dio. La bellezza che impedisce di invecchiare: “La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio”. Aforisma di Franz Kafka, completato da Benedetto XVI: “Se i nostri occhi rimangono aperti alla bellezza della creazione di Dio e le nostre menti alla bellezza della sua verità, allora possiamo davvero sperare di rimanere giovani e di costruire un mondo che rifletta qualcosa della bellezza divina, in modo da offrire ispirazione alle future generazioni per fare altrettanto”.

Valentino