Ponte Nossa, 16 Maggio 2009

Non venga mai meno la fiducia

“Talvolta ho sperimentato anch’io la fantastica sensazione di leggere un brano biblico e ritrovarci qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non c’era. In questo senso il testo è sacro: non è scritto una volta per tutte, ma entra in relazione costante con chi lo legge, senza esaurirsi mai. Tu, che conosci il caldo del deserto e la sete come li conobbe Cristo in Palestina, puoi comprendere appieno questa metafora: esso è per noi una fonte d’acqua che non si esaurisce”.
Così Elia commenta lo scritto: “Aiutami a vedere il bene” e aggiunge idee molto belle, reperibili sul mio sito. Anche lui appartiene al numero di coloro che amano aprire a caso la Bibbia e lasciarsi provocare dalla prima frase sulla quale pongono lo sguardo. E siccome il testo veramente è sacro, racchiude in sé cose antiche e sempre nuove. La Parola è viva e efficace. S. Paolo la paragona ad una spada a doppio taglio, che penetra nella profondità del nostro cuore e crea in noi immagini utili alla nostra vita spirituale e morale.
Parola viva e vitale riteneva la Bibbia il papa S. Leone Magno: “La Parola del Signore cresce assieme a chi la legge”. Bellissima intuizione: leggendo la Sacra Scrittura, la faccio crescere, mentre essa mi fa crescere.
Con queste intuizioni, stimolato da Elia, aprendo a caso la Bibbia, oggi mi sono imbattuto nella seconda lettera a Timoteo ( 1, 12): “So a chi ho dato la mia fiducia”. Subito ho pensato al mio maestro di vita, padre Bernhard Haring, che era solito insistere sulla necessità di regalare a tutti anticipi di fiducia.
Un giorno, mentre passeggiavamo lungo il fiume Inn, nella Baviera, egli mi lasciò per qualche istante. Attraversò la strada e si fermò davanti ad una mamma che portava la sua creatura, in una carrozzella. Alzò le mani al cielo e sorrise a quella donna. Gli chiesi se la conoscesse. “No – rispose – ma avendo notato che aveva l’aria triste, le ho dato un anticipo di fiducia. Il mio sorriso l’aiuterà a vivere meglio questa giornata”.
Anticipi di fiducia a noi stessi, al nostro prossimo, alla vita e a Dio. Fiducia: “perla di tutte le qualità” (Erik Erikson), base di un cammino di crescita psicologica, spirituale, morale. Virtù particolarmente utile ai nostri giorni che vedono soprattutto i giovani paurosi di tutti e di tutto: di se stessi, del domani, della precarietà dell’esistenza propria e dei genitori. Hanno paura di perdere gli amici, di prendere decisioni, di non riuscire ad affrontare la vita. Paura, soprattutto del definitivo.
Senza fiducia è quasi impossibile diventare “ persona”, se con questo termine s’intende particolarmente indicare la capacità di essere se stessi, relazionandosi agli altri, proprio come etimologicamente dice il termine che deriva dal greco πρόσωπον, prósōpon cioè maschera dell’attore, o dal latino personare, parlare attraverso. Ciò spiegherebbe perché il termine persona indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all’attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori. Mezzo quindi di comunicazione, di relazione, di crescita nello scambio di rapporti.
E’ indispensabile vivere in relazione: la mia identità passa attraverso il rapporto con gli altri. Anche quando sono nel deserto, vivo in comunione con gli altri, in particolare con il primo degli altri che è Dio. Comunione con tutta l’umanità: infatti sono nel deserto non per sfuggire i miei simili, ma per cercare i mezzi più appropriati per formarmi spiritualmente e intellettualmente, in modo da essere utile a quanti sono alla ricerca della Verità. Pure quando scrivo, nel silenzio della notte, pur non avendo riscontri immediati, mi sento vivo e palpitante con il cuore del mondo, che cerco di guardare con quella fiducia che è possibile prevalentemente per chi ha fede.
La fede di Paolo, che afferma essere vincente la scelta di fidarsi completamente di quel Gesù che aveva intuito, per un attimo, sulla via di Damasco e che poi ha cercato per due anni nel deserto. Là, nell’arida solitudine, è diventato grande, santo e coraggioso nel proporsi agli altri: “Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo”. Garante e testimone che la fiducia posta nel Risorto non può fallire.
Ma dov’è il Risorto del Terzo Millennio? E’ ognuno di noi. Da qui il bisogno di porre la fiducia negli altri, attraverso i quali il Signore ha molte cose da comunicarci, per farci sentire vivi, in continuo cambiamento, aspirando a raggiungere l’ideale: “essere perfetti come il Padre”.
La fiducia in sé, negli altri, in Dio, porta da avere fiducia nella storia e nella provvidenza: nulla capita a caso, anzi “Tutto è grazia”.
Il guardare in alto, ci aiuta ad avere il gusto di guardare avanti e così sperare in un futuro sereno, proprio perché poniamo la nostra fiducia nella Parola di vita: “Nulla andrà perduto”. Il meglio di noi vivrà eterno, immortale. A patto d’aver navigato guardando alle stelle. Fidandoci delle stelle.

Valentino