Ponte Nossa, 10 Febbraio 2009

E fare della fine un nuovo inizio

Tutto termina all’improvviso. A dispetto di tutti? All’improvviso, come quando, diciassette anni fa, avvenne quel tragico incidente.
E mentre tutti i riflettori del mondo sono puntati su quella stanza, Eluana muore sola, lontana dai suoi cari, nella stanza che avevano preparato per il suo ultimo viaggio, nella terra degli avi, il Friuli. Un commentatore alla televisione nota che era in compagnia dei suoi due orsacchiotti di peluche …

Nessuno a tenerla per mano, mentre varca la soglia dell’eternità e a decidere di passare la sua mano al vero Padre che nei cieli l’attende.
Sì, “ognuno sta solo / sul cuore della terra”. Ognuno nasce, vive e muore da solo. Solo…ma benedetto se ha la fede che gli faccia vedere l’Invisibile. Solo , ma beato se ha il conforto della certezza che l’ultimo respiro sia il primo sorriso, nel regno di luce.

Penso a papa Giovanni XXIII, quand’era ancora patriarca di Venezia, di ritorno dal funerale di sua sorella, sul treno. Dopo un lungo silenzio, batté sui vetri del finestrino, guardando il cielo e sussurrando: “Paradiso. Paradiso. Paradiso”.
Se non ci fosse la fede nella resurrezione, come affronteremmo la morte? Scacco matto delle umane certezze? Caduta nel nulla? Orrore di una morte senza l’idea che due braccia ci attendono?

Senza la fede nel Dio della vita rimane l’angoscia dipinta dal film che andava in onda su Sky Cinema mentre Eluana moriva: “ Cosa c’è dietro la porta numero 3? Cosa c’è dopo la morte? …Su quella curva non girerò lo sterzo. Su quella curva mi schianterò contro un albero e scoprirò cosa c’è dopo la morte. È il momento della verità. Ora sto per schiantarmi.… Ora dovrei girare, ma non giro… Ho paura”.

Grazie alla fede si può affrontare la morte con la serenità espressa dalle parole che mi ha scritto una giovane mamma: “Ho seguito tutti i giorni, con trepidazione, la vicenda di questa creatura che avrebbe potuto essere mia sorella minore. E ho cercato di pregare, di confrontarmi con il Signore della vita e con quelle “donne-suore” della clinica di Lecco che hanno salutato “quel pezzo di Cielo” che usciva dalle loro vite, con un semplice bacio. E’ rimasto solo il loro bacio sulla guancia di Eluana e sarà il loro bacio che lei porterà con sé in Cielo. Credo che appena oltre l’ultimo respiro, ci sia già il respiro del Cielo, ci sia tutto quell’amore che desideriamo dare e ricevere da chi amiamo e non solo. Ci sia un Papà’ meraviglioso e stupendo!”.
E ora guardiamo al futuro. Siamo in una società in cui tutto sembra finire, “non solo le ideologie, ma anche le idee”, come mi scrive un diciottenne. Non si sa distinguere il bene dal male. Si vive in quel relativismo di cui parla con insistenza Benedetto XVI.
L’uomo di fede non perde la speranza. Con Thomas Eliot va ripetendo “nella mia fine è il mio inizio”. Per il credente l’ultima parola non è mai la morte, ma l’amore. Allora fa di quanto è accaduto ad Eluana un motivo per mettersi al servizio della vita. Non permette che ella sia morta in vano, quindi medita sulla morte per innamorarsi della vita. Prega per avere la forza di creare condizioni in cui “il vivere non sia un privilegio per pochi e una fatica per molti, ma per tutti un impegno”.

Valentino